Un escluso: sono fuori perché non ho padrini

Lei vuole rimanere anonimo. Le va bene se la chiamo Mario? «Sì, va bene».  Ha fatto il concorso alla Regione Lazio? «Ne ho fatti due: quello per assistente categoria D nell'area amministrativa e quello per l'area economico-finanziaria». Ma non ha vinto. «Purtroppo no. Adesso avrei un contratto a tempo indeterminato. Invece mi tocca andare avanti con le collaborazioni». Le domande erano quasi 94 mila. Tanti non ce l'hanno fatta. «Esatto, sono in buona compagnia». Mario, ma lei l'aveva una spintarella? «No, forse questo è stato il problema. Senza spinta non si va da nessuna parte. Lo sanno tutti. Puoi essere bravo quanto ti pare ma non c'è niente da fare». Si sapeva già chi avrebbe vinto? «Non precisamente ma ci sono persone che erano talmente sponsorizzate che avevamo anche scommesso che ce l'avrebbero fatta. Chi fa spesso i concorsi conosce queste situazioni. Poi io ho frequentato la Pisana, ho tanti amici che lavorano lì. So come funziona». Circolavano già i nomi dei vincitori? «Subito dopo le prove scritte ne ho sentiti parecchi. Ricordo pure che un consigliere regionale fece una denuncia pubblicamente ma mi pare che la cosa non abbia avuto seguito». Magari quelli che hanno vinto sono bravi e hanno studiato, anche se lavorano nei gruppi politici. Non le sembra possibile? «Anch'io sono bravo e ho studiato ma non è servito. Sicuramente nella lista dei vincitori dei concorsi ci sono persone valide che meritano quel posto. Per carità. Però certo quando sei il braccio destro di un politico molto forte le tue possibilità di farcela aumentano».  Che avrebbero dovuto fare quelli che già lavorano nei gruppi politici del Lazio? «Bè, potevano anche evitare di fare il concorso. Per un fatto di opportunità». Lei non l'avrebbe fatto? Davvero? «Capisco che in quei momenti ti scatta questo pensiero: lo faranno tutti e cercheranno l'aiuto dei politici con cui hanno lavorato in questi anni. Perché non dovrei farlo io che ho una laurea, ho passato anni a studiare e ho un buon curriculum per quel posto? È così che si ragiona. Lo so. Forse lo farei anch'io. Ma non credo che mi capiterà mai di trovarmi in questa situazione. In ogni caso la Regione avrebbe potuto riservare una quota dei posti per stabilizzare quelli che lavorano già dentro». Ma qualcuno ha protestato durante l'iter del concorso? «Sì. I sindacati di base». E che hanno fatto? «Hanno distribuito un volantino in cui c'era la lista degli idonei e il ruolo ricoperto. Tantissimi lavoravano con i politici: c'erano anche capi segreteria, gente che già si porta a casa 3.500 euro netti al mese. Ma non gli basta mai».  E che fine hanno fatto quelle denunce? «Forse avranno dato posti pure ai sindacati. Mi hanno detto che in quella lista ci sono anche moglie e parenti dei politici». Mogli e parenti? «Eccome. Qui lo sanno tutti ma fanno finta di niente. E poi come si dimostra che il parente del tale politico ha vinto il concorso grazie alla raccomandazione. È impossibile». Ma lo sanno tutti, voglio dire... «Ma le cose vanno così in Italia. Non è che all'università o altrove non ci siano questi casi. Anzi. La triste verità è che se sei figlio di un notaio fai il notaio, se sei figlio di un giornalista fai il giornalista e così via. Basta non essere figlio di un disoccupato».