Berlusconi D'Arabia

La magia del premier. Lasciate a mille miglia di distanza le conflittualità elettorali, Silvio Berlusconi torna a indossare i panni dello statista e atterra nel deserto libico, unico leader occidentale, per partecipare al vertice della Lega araba. Nel giorno più delicato, quando sul tavolo si pone la questione di Gerusalemme. Ma in terra di Libia Berlusconi risolve la crisi dei visti tra Tripoli e la Svizzera. E lancia un appello a Israele per riprendere la strada verso la pace. Al suo arrivo a Sirte, sede del summit, è stato accolto con calore dal colonnello Gheddafi. Berlusconi è seduto accanto al segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, e al suo «amico» Erdogan, il presidente turco. Abbracci con il presidente tunisino Ben Alì. Strette di mano e simpatici scambi di battute con gli altri leader arabi. Al «giovane» presidente siriano, Bashar Assad, un invito a venire in Italia, accettato con entusiasmo. Dietro le quinte risolve quella «crisi dei visti» tra Libia e Svizzera che da mesi tiene con il fiato sospeso le cancellerie europee. Il Cavaliere parla con il ministro degli Esteri spagnolo ed il primo ministro della Libia Baghdadi Ali al Mahmudi. Telefona a Zapatero e lo tranquillizza: «Siamo vicinissimi a risolvere la crisi». Il tempo di lasciare il summit e fare ritorno in Italia, che da Tripoli arriva l'annuncio: revocato il blocco dei visti ai cittadini dei Paesi Schengen.   Nel suo intervento il Cavaliere sfodera il suo carisma e la sua abilità diplomatica. «Spero che i sentimenti di amicizia, di fiducia e di stima che ispirano il rapporto tra la Lega degli Stati Arabi, i popoli arabi e l'Italia possano costituire un esempio e favorire una più profonda comprensione reciproca tra il Mondo Arabo e l'Occidente», esordisce Berlusconi. Poi entra nel merito del tema del vertice. «Non possiamo adesso non esprimere la nostra più profonda preoccupazione per una situazione che sembra ulteriormente deteriorarsi, come dimostrano anche gli eventi nella Striscia di Gaza», dichiara Berlusconi. «In questo contesto abbiamo ribadito a Israele che le recenti decisioni riguardanti gli insediamenti, specie a Gerusalemme Est, sono controproducenti e possono compromettere seriamente le possibilità di ripresa del dialogo». E si rivolge direttamente ad Israele perchè «ascolti la voce degli amici, come quella dell'Italia e degli Stati Uniti d'America». Da amico, Berlusconi chiede agli israeliani di restituire le alture del Golan alla Siria e trovare una soluzione al conflitto con il Libano. Così, sempre da amico, ha invitato i leader arabi a consolidare le posizioni moderate, lungimiranti e costruttive verso la pace e la sicurezza nella regione mediorientale. La platea ascolta e applaude. Silvio torna in patria. Dietro di sé il consenso internazionale che arabi e Occidente gli concedono in virtù della sua grande abilità nel riuscire a far dialogare anche i più intransigenti, risolvere crisi diplomatiche. In Italia, invece, per molti è soltanto un «capo popolo».