Ma non tutti se ne vanno: "È sbagliato protestare"

La protesta delle toghe per l'inaugurazione dell'anno giudiziario delle Corti d'Appello è stata messa in atto, ma in alcune sedi giudiziarie i magistrati non hanno rispettato l'invito dell'Anm a lasciare l'aula prima dell'intervento del rappresentante del governo. È successo a Messina, a Reggio Calabria e Catanzaro. In tutte le sedi le relazioni hanno avuto per motivo conduttore le critiche agli affetti che il processo breve avrà sul funzionamento della giustizia. A L'Aquila, dove è intervenuto il ministro della Giustizia Angelino Alfano e i magistrati sono rimasti al loro posto - come avevano annunciato - per rispetto istituzionale, i giudici hanno indossato le toghe nere per ricordare le vittime del Sisma. Il Guardasigilli ha avuto parole dure verso la protesta: «Quando le critiche sono cieche e non si associano ad alcun riconoscimento, allora sono meno credibili». A Roma una cinquantina di magistrati hanno lasciato l'aula quando ha cominciato a parlare il capo del Dipartimento dell'Amministrazione Giudiziaria, Franco Ionta. Il presidente dell'Anm, Luca Palamara, che era tra loro, ha ribadito: «Il nostro è un gesto che vuole esprimere in modo composto il forte disagio della Magistratura per le mancate riforme del sistema Giustizia». A Milano, il sottosegretario alla Giustizia, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha detto che la protesta dei magistrati, usciti prima del suo intervento, «alimenta un clima di scontro istituzionale». A Napoli, dalla protesta si sono dissociate le toghe di Magistratura indipendente, la corrente più moderata delle toghe che già nei giorni scontri avevano criticato la decisione dei vertici dell'Anm. Il vice presidente del Csm, Nicola Mancino, alla cerimonia di Firenze ha sottolineato che il governo deve fare «uno sforzo straordinario» per dare più risorse per far funzionare il sistema, e ha insistito sul fatto che il Parlamento è sovrano ma deve ascoltare chi esprime osservazioni, come quelle che riguardano il processo breve. «Quella che avrebbe dovuto essere una plateale e corale manifestazione di protesta si è rivelata un vero e proprio fallimento»: questo invece il commento dell'Unione Camere Penali Italiane in merito alle iniziative che i magistrati hanno messo in atto durante le cerimonie di inaugurazione dell'anno giudiziario nelle Corti di Appello. «Pochi, pochissimi a volte nessun magistrato - dice l'Ucpi - si è alzato quando ha iniziato a parlare il rappresentante del governo e ciò è sintomatico di quale profonda distanza vi sia tra i magistrati ed i vertici dell'Associazione Nazionale Magistrati. In moltissime Corti d'Appello - proseguono i penalisti - si è avvertito quale grave disagio attraversi la base operosa della magistratura rispetto alle scelte di retroguardia dettate dall'alto da chi, sempre più evidentemente, indirizza l'attività politica dell'Anm verso la conservazione del proprio potere piuttosto che a migliorare la qualità e l'efficienza del servizio giustizia».   «Ancora più evidente - concludono gli avvocati - la spaccatura tra i vertici politici e sindacali dell'Anm, se si pensa a come questi avrebbero comunque partecipato all'inaugurazione in Cassazione ancorati alle proprie poltrone, pretendendo irresponsabilmente che, invece, la base andasse ad un inaccettabile scontro istituzionale».