Le aziende restano se cambia il modello economico

Nel1995 lo stesso Tremonti, Luttwak ed io scrivemmo un altro volume, più preciso nel delineare il problema prospettico: Il fantasma della povertà (titolo dato da Tremonti). Nel 2010 il fantasma è sempre più visibile. Questo modo, mi scuso, un po' apocalittico per introdurre un commento sul caso Fiat serve a collocarlo nella sua giusta dimensione. Non si tratta di una questione di contingenza risolvibile attraverso mediazioni politiche. Riguarda, invece, una prima grossa incrinatura del modello economico italiano. Globalizzazione significa che il capitale è libero di andare in quei luoghi nel mondo dove trova più remunerazione. La Fiat è diventata un'azienda globale in grado di poter scegliere dove produrre a minor costo. Poiché le produzioni in Italia sono più costose le sta riducendo e trasferendo altrove. Questo è il problema sistemico, non il fatto che l'azienda abbia deciso di sospendere temporaneamente l'attività in base al calo contingente di mercato. Una prova della tendenza è quella che comunque la Fiat fabbrica in Italia meno mezzi di quanto il mercato interno possa assorbire. Evidente. Si guadagna di più facendole in luoghi meno costosi per poi esportarle in Italia. Cattiva la Fiat perché punta al profitto infischiandosene di chi lascia nei guai, tra l'altro italiani? Non possiamo fare una tale accusa ad un'azienda quotata in Borsa. Se i manager non perseguissero l'interesse degli azionisti verrebbero licenziati. Se l'azienda non seguisse i criteri di massima efficienza andrebbe in crisi e morirebbe perché i suoi competitori li seguirebbero. Non c'è scampo nel capitalismo globalizzato: o un territorio si dota di un modello competitivo per tenersi le aziende e produzioni oppure perde ricchezza e lavoro. E purtroppo l'Italia sta iniziando a perderla - molta in realtà ne ha già persa più la globalizzazione emergeva – perché il suo modello economico carico di costi e vincoli eccessivi per le aziende costringe queste ad andarsene altrove. Pertanto la riflessione che dobbiamo fare non è tanto quella di convincere la Fiat a restare in qualche modo in Italia, ma quella di cambiare modello per incentivare le aziende a mantenere e portare le produzioni da noi. Cosa significa? Sarebbe un'azione che nessun politico ritiene di poter fare perché implica il dimezzamento delle tasse, e quindi della spesa pubblica, nonché la riduzione sostanziale dei costi generati da troppe regole di protezionismo sociale. Il fantasma della povertà può essere esorcizzato solo da una riforma competitiva del modello. Vista la difficoltà la politica cercherà, come in Francia e come vedremo in Italia, di dare incentivi con denaro pubblico alle aziende per restare. Ma è un tampone di effetto limitato. O si cambia modello o si perderà la ricchezza.