Haiti, manca l'acqua potabile È emergenza tifo e dengue

La terra continua a tremare nella tribolata Haiti. Ieri si sono registrate altre due forti scosse di magnitudo 4,9 e 4,8. Le squadre di soccorso si rifiutano di cessare le ricerche sotto le macerie delle città, devastate dal terremoto. A quasi dieci giorni dal sisma, che ha ucciso almeno 75.000 persone e lasciato un milione di senzatetto, i soccorritori sono convinti che non si possa escludere la possibilità che ci sia ancora qualcuno vivo sotto le macerie. Anche se per le strade di Port-au-Prince, di Leogane, di Jacmel continua a regnare il caos, si allenta ad Haiti l'imbuto che ha finora ingolfato gli aiuti. Le autorità americane, che gestiscono per conto dell'Onu il traffico di aiuti umanitari hanno comunicato che da ieri sono operativi sull'isola quattro aeroporti, due ad Haiti, due appena oltre il confine con la Repubblica Dominicana. È stato spiegato che finora tonnellate di rifornimenti sono rimaste ammassate nell'aeroporto di Port-au-Prince, creando un ingolfamento tale che anche alcuni voli urgenti sono stati dirottati. Con l'apertura di altri tre scali tutto dovrebbe procedere in modo più fluido. Sono stati allestiti 320 campi profughi in diversi punti del Paese. Questo consente uno smistamento più razionale dei viveri. Tuttavia ancora in molte aree la distribuzione di acqua e cibo resta difficile. Per questo sono sbarcati a Leogane 1.960 marines. Molti haitiani vengono trasferiti nella base militare americana di Guantanamo, a Cuba, dove è stata allestita una tendopoli. I problemi maggiori in queste ore sono rappresentati dalle ferite e dalle infezioni a seguito dei traumi non curati: moltissimi i bambini a cui vengono amputati gli arti, ma ci sono anche casi di genitori che, quando gli viene prospettato il triste destino dei piccoli, se li portano a casa con le ferite infette, destinando con ogni probabilità i piccoli alla morte.   I chirurghi di Medici Senza Frontiere, che lavorano senza sosta in 10 sale operatorie in funzione giorno e notte nelle città di Port-au-Prince, Leogane e Jacmel, hanno anche avviato un programma di supporto psicologico per i pazienti che hanno subito amputazioni. In aumento con la mancanza di acqua potabile anche i casi di tifo e febbre dengue.