Berlusconi tende la mano a Bersani

  Un 25 aprile bis. Un secondo appello all’Unità nazionale e all’esigenza di fare le riforme. «Questo è il momento giusto. O le facciamo adesso o mai più». Silvio Berlusconi pensa a un intervento pubblico, sullo stile di quello fatto a Onna, in Abruzzo, il 25 aprile scorso. Stavolta però non in una piazza. Né in una manifestazione pubblica. Il Cavaliere starebbe pensando a un intervento istituzionale (probabilmente nell’aula del Senato). Nessuna conferma, ma la voce circola.   Un discorso a tutta la maggioranza, e non solo, lanciato alla ripresa dei lavori. Nulla di stabilito per ora, ma l'idea c'è. Del resto, il tema delle riforme continua a tenere banco tra gli schieramenti. E il presidente del Consiglio, seppur dalla sua villa di Arcore, lo ha ripetuto come un refrain, insieme a quello sull'«amore che vince sull'odio», in tutti gli interventi telefonici fatti nelle ultime settimane: «Nel 2010 faremo tutte le riforme istituzionali, in tutte le direzioni». Tra le più dibattute, sicuramente quella sulla giustizia. Con il doppio binario parlamentare, praticamente già messo nero su bianco: al Senato, con il così detto Lodo Alfano costituzionale sul processo. Alla Camera, con il testo sul legittimo impedimento. Ma c'è un altra apertura al Pd: verrà messo da parte il testo sul processo breve così come chiesto espressamente da Bersani. Sarà modificato in un provvedimento più complessivo a favore della «ragionevole durata dei processi» e saranno tolti i punti controversi soprattutto sotto il profilo della costituzionalità. Un intervento istituzionale, basato sull'unità del Paese, sulla maggioranza forte e coesa, e aperto al diaologo con l'opposizione sulle riforme. Concetti espressi proprio il 25 aprile scorso - giorno della Festa della liberazione, dalla piazzetta del piccolo borgo alle porte dell'Aquila, davanti a centinaia di persone, mentre l'allora segretario del Pd Dario Franceschini, visitava il paesino accanto. I due non si incontrarono, ma Berlusconi, a domanda precisa di un giornalista su una ipotetica fase nuova nei rapporti con l'opposizione sul tema cruciale delle innovazioni istituzionali, a sorpresa non chiuse la porta. «Chi lo può sapere - disse - speriamo». E ora ci si riprova. Tanto più, che se con Franceschini i rapporti sono sempre stati conflittuali, con Bersani la musica è un po' diversa. Nell'agenda del presidente del Consiglio, per ora, non c'è segnato nessun discorso al Senato. Anche perché, come spiegano dalla maggioranza, «prima occorre riunirsi e stabilire bene i contenuti delle riforme. Poi si vedrà». Intanto, il premier continua a lavorare sul pacchetto giustizia. Ieri, dopo aver pranzato con suo figlio Luigi, ha trascorso tutto il pomeriggio con il suo legale Niccolò Ghedini ed altri avvocati, proprio per studiare alcuni dossier sul tema, più uno sulla riforma del fisco. Si tratta sicuramente di un pacchetto che il premier stesso ritiene indispensabile anche per rasserenare il clima disinnescando la mina del rapporto fra pm e politica. Il calendario parlamentare è praticamente già fissato: il 21 gennaio è atteso a Montecitorio il ministro Guardasigilli Angelino Alfano per la relazione annuale sullo stato dell'amministrazione della giustizia, mentre la settimana successiva è previsto l'approdo in Aula alla Camera della proposta di legge sul legittimo impedimento. Mentre l'ultima settimana di gennaio cominceranno le audizioni in Commissione Affari Costituzionali al Senato sul l'atteso disegno di legge costituzionale sulla sospensione dai processi per il presidente del Consiglio, che ricalca il lodo Alfano bocciato dalla Consulta come legge ordinaria. Nel frattempo, per il premier, continua la processione delle visite. A varcare i cancelli di Arcore oggi ci saranno alcuni europarlamentari e, forse qualche esponente di governo. Mentre, confidano fonti di governo, non si escludono altre uscite del Cavaliere come quella dell'altro giorno al centro commerciale: «Il presidente, si sa, ama stare in mezzo alla gente».