Bomba in Procura 'Ndrangheda scatenata

Un avvertimento con l'abito dell'atto intimidatorio non fine a se stesso. Può essere questa una prima chiave di lettura dell'attentato ai danni della Procura generale di Reggio Calabria: magistrati e forze dell'ordine non hanno dubbi. La bomba ad alto potenziale di fabbricazione artigianale fatta esplodere poco prima delle 5 di ieri mattina contro il portone di ingresso degli uffici della Procura generale reggina è un attacco diretto della 'ndrangheta. Insomma, la 'ndrangheta ha deciso di alzare il tiro e l'episodio alimenta paura e tensione in città anche se non si sa da chi sia partito l'ordine e chi abbia collocato la bomba: di sicuro l'ordigno non è stato messo lì per caso, ma certamente per «motivare» il non gradimento di un arrivo. Quello, nel dicembre scorso, del nuovo procuratore Salvatore Di Landro, e di nuovi magistrati quali l'avvocato generale dello Stato, Francesco Scuderi, e il sostituto Franco Mollace, impegnato per anni, dal fortino della Dda reggina, nella lotta alla 'ndrangheta. E lo stesso Di Landro conferma la tesi: «È un attentato diretto agli uffici della Procura generale. Le indagini e le riflessioni che stiamo facendo ci portano sempre più verso l'ipotesi di una risposta della criminalità organizzata nei confronti di un ufficio che sta tenendo una posizione sempre più forte laddove ci si illudeva che forse la Procura generale svolgesse una funzione più rarefatta». Gli ha dato sponda Mollace che ha evidenziato: «È un attacco diretto all'ufficio che evidentemente, negli ultimi tempi, ha segnato una rottura col passato». I carabinieri del Comando provinciale di Reggio hanno in mano il filmato della videosorveglianza, ma l'inchiesta sarà trasferita alla Procura di Catanzaro competente a indagare su fatti riguardanti i magistrati del distretto di Reggio Calabria. Comunque, dalle immagini si vedono due uomini con indosso il casco arrivare a bordo di un ciclomotore vicino al portone della Procura generale, da cui si accede anche agli uffici del giudice di pace, posto in via Cimino, nel palazzo del Tribunale che si affaccia su piazza Castello, nel centro di Reggio Calabria. I due hanno, quindi, piazzato l'ordigno, realizzato con una bombola di gas da 10 chili e dell'esplosivo ad alto potenziale, hanno acceso la miccia e se ne sono andati. Dopo pochi secondi il boato, udito a centinaia di metri di distanza. Fortunatamente, vista l'ora e in considerazione del fatto che nella zona ci sono prevalentemente uffici, nessuno è rimasto ferito. Comunque, l'esplosione ha danneggiato il portone in maniera seria. C'è da dire che poco dopo l'esplosione alla Procura generale, un attentato analogo, per modalità, è stato portato a termine contro una pescheria alla periferia nord della città. Non solo. Una bombola collegata a dell'esplosivo era stata utilizzata prima di Natale per un attentato a un bar i cui titolari sono legati da vincoli di parentela con Emilio Di Giovine, collaboratore di giustizia. Giovedì, per fare il punto, arriverà a Reggio Calabria il ministro dell'Interno Roberto Maroni che presiederà con i vertici delle forze dell'ordine una riunione straordinaria.