"Un immigrato dopo di me"

Risolto l'arcano: il presidente della Camera è un fan dei Pitura Freska. Certo, Gianfranco non ha i lunghi capelli rasta e, al posto di pantaloni larghi multicolore e dei cappelli di lana grossa, preferisce indossare abiti sobri (fatta eccezione per qualche cravatta decisamente troppo appariscente) e cavalcare palchi ben più istituzionali. Però, se si tratta di fare profezie Fini e il gruppo reggae veneziano, viaggiano sulla stessa lunghezza d'onda. «Sarà vero? Dopo Miss Italia avere un Papa nero no me par vero» era il ritornello della famosa canzone con la quale i Pitura Freska parteciparono a Sanremo nel 1997 e Fini, preso dall'entusiasmo, dodici anni dopo, ne ha lanciato una variante. Non si è messo a cantare, ma, ricevendo alla Camera i promotori della campagna contro il razzismo «Non aver paura, apriti agli altri, apri ai diritti», si è lasciato andare annunciando: «I vostri figli potranno occupare una posizione diversa da quella che occupate voi adesso».  E se qualcuno degli immigrati non avesse inteso precisa citando l'esempio di Nancy Pelosi, «nipote di italiani che oggi - continua Fini - ha la mia stessa carica negli Usa». Una storia di emigrazione e di miglioramento, quella della speaker del Congresso Usa, che il primo inquilino di Montecitorio ha ricordato come «un fatto positivo». E così Fini si eleva a moderno Nostradamus. Profetizza, spera e legge nel futuro. C'è da chiedersi però se avrà più successo di quanto ne abbiano avuto i suoi idoli. Infatti gli auspici dei Pitura Freska sono rimasti lettera morta dato che dopo Giovanni Paolo II non è arrivato un Papa nero. Per sciogliere ogni dubbio basterà aspettare qualche anno e vedere chi siederà sullo scranno più alto di Montecitorio. Anche se, in questo caso, la vera visione che Fini dovrebbe avere è un'altra: cosa farà tra tre anni quando terminerà il suo mandato? Profezie a parte, Fini è voluto comunque tornare a porre l'attenzione sull'intricato tema dell'immigrazione. Un cavallo di battaglia ricorrente che ieri, sempre durante l'incontro, il presidente ha voluto legare al fatto che martedì prossimo l'Aula della Camera discuterà la legge sulla cittadinanza: «È la dimostrazione che c'è la consapevolezza di guardare avanti». Fini ha poi parlato a lungo di immigrati, indicando anche alcuni aspetti della legge Bossi-Fini da modificare: «È evidente che la crisi economica dovrebbe indurre a raddoppiare i sei mesi che si danno a chi perde il lavoro per trovarne un altro». Così come «non ha senso tornare al Paese di provenienza e da lì trovare il lavoro e poi tornare». E poi subito pronte le bacchettate: «Io condivido le istanze dei migranti, ma così come è negativa la demagogia di chi dice "gli stranieri restino a casa loro perché non ne abbiamo bisogno" altrettanto pesantemente negativa è la demagogia di chi dice "siccome sono donne e uomini, devono andare dove vogliono"».