Incentivi e bassi consumi Ora l'Italia dribbla Kyoto

L'Italia rispetterà l'impegno preso nel Protocollo di Kyoto. «Quando nel 2012 i tempi per ridurre le emissioni del 6,5 per cento (rispetto al 1990) scadranno, Roma sarà in regola». Avrà raggiunto il suo obiettivo e non pagherà alcuna sanzione. L'uomo che lavora giorno e notte al taglio dei gas inquinanti della Penisola è Corrado Clini, direttore generale del ministero dell'Ambiente. È lui ad assicurare che l'Italia ce la farà. «Il lavoro di questi anni ha portato a un importante risultato: le emissioni 2008-2009 sono tornate a quelle del 1990, con un Pil che è comunque cresciuto di circa il 30 per cento. Oggi - spiega Clini - abbiamo quello che si chiama disaccoppiamento: il Prodotto interno lordo cresce e le emissioni di carbonio no. Ci siamo stabilizzati».   Ma per raggiungere gli obiettivi di Kyoto c'è bisogno, da oggi, di diminuire del 6,5 per cento la concentrazione di gas a effetto serra. E il ministero dell'Ambiente conta di farcela. La strategia è aumentare le quote di rinnovabili, riducendo i consumi nel settore dei trasporti. L'Italia potrà anche contare sui crediti di carbonio accumulati grazie ai 300 progetti realizzati nei Paesi in via di sviluppo, mirati a consolidare le migliori tecnologie energetiche a basse emissioni. È il caso di nazioni come la Cina, con la quale l'Italia è il primo partner nel campo dell'ambiente. Altro strumento che, secondo Clini, ci permetterà di essere in regola con il Protocollo, è il Fondo rotativo per Kyoto. Un salvadanaio da 600 milioni di euro che l'Italia non era ancora riuscita a rompere. Finalmente, dopo due anni e mezzo, nel 2010 arriverà lo sblocco dei soldi che servono a finanziare piccoli e medi progetti, del settore pubblico e delle piccole e medie imprese italiane, volti a migliorare l'efficienza energetica e a utilizzare le fonti rinnovabili. Ciò attraverso un sistema di credito agevolato che consente di sostenere i costi iniziali dell'investimento. Il direttore del ministero dell'Ambiente ha anche pensato al Bel Paese come un grande polmone verde. È per questo che ha avviato un progetto di indicizzazione del patrimonio forestale. I boschi italiani, infatti, assorbono dieci milioni di tonnellate di carbonio l'anno. Questi «pozzi» sono una vera e propria boccata d'ossigeno per raggiungere gli obiettivi. Così, con queste iniziative, Clini conta di rispettare i parametri imposti dal Protocollo di Kyoto. Ma allo sprint finale bisogna aggiungere il lavoro di anni. L'Italia ha infatti un sistema energetico che ha abbandonato prima di altre nazioni l'uso intensivo del carbone e dell'olio, facendo divenire il gas il combustibile di riferimento del Paese.   Altro contributo ai tagli lo danno le nostre automobili che contano le minori emissioni specifiche di carbonio: un dato che si è consolidato negli anni e non è un caso se negli Stati Uniti la Fiat subentri alla grande crisi di Detroit, portando nel mercato americano tecnologie e prodotti a basso consumo. Altro primato italiano è l'uso delle fonti rinnovabili, che «coprono» il 18 per cento dell'elettricità utilizzata nella Penisola. Inizia a dare ottimi frutti anche la rete dei trasporti di massa, grazie all'alta velocità che ha ridotto il consumo del carburante dell'8-9 per cento rispetto agli anni 2005-2006.   Negli ultimi dieci anni, inoltre, è radicalmente cambiata l'industria dell'Italia. Le ristrutturazioni hanno portato a un forte aumento dell'efficienza nelle produzioni e la chiusura di molti impianti che avevano perso competitività. Solo l'industria chimica ha avuto un aumento di efficienza del 125 per cento. Un lavoro di anni che porta a risultati in controtendenza rispetto alle previsione dell'Unione europea. Fino a poche settimane fa Bruxelles dava per scontato il fallimento dell'Italia. Ma i numeri dicono il contrario.