Silvio zittisce i finiani: «Decide la maggioranza»

E,su richiesta del Pd, inserisce nel calendario dell'Aula di Montecitorio le norme sulla cittadinanza sulle quali ormai da mesi la commissione Affari Costituzionali sta cercando faticosamente una sintesi. Fini brucia le tappe e mette il provvedimento all'ordine del giorno a prescindere dal fatto che nel frattempo la commissione abbia dato vita a un testo condiviso e completato l'iter. «Mi auguro — sottolinea — che la discussione possa avvenire sul testo della commissione; se non si giungerà ad un accordo, in Aula si voteranno le diverse proposte di legge». Tredici, per l'esattezza, e contenenti uno spettro amplissimo di ipotesi, compresa la «cittadinanza breve» del testo «bipartisan» che porta la firma di Andrea Sarubbi del Pd e del finiano Fabio Granata. L'accelerazione dell'ex leader di An irrita la Lega che chiede immediatamente una riunione di maggioranza e ribadisce la propria contrarietà ad allargare le maglie. «Semmai — dice chiaro e tondo il capogruppo Roberto Cota — in un momento come questo andrebbero fatte ipotesi più restrittive». Ma il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è pronto a stoppare le fughe in avanti dell'ex leader di An e, durante l'ufficio di presidenza del partito, avverte: le decisioni su questo argomento, come su giustizia o riforme, si prendono a maggioranza. Il partito, è l'avvertimento del premier, decide tutto a maggioranza e chi non si adegua è fuori. Sul tema, comunque, nel Pdl si aprirà un dibattito, come spiega il coordinatore Ignazio La Russa: «Abbiamo deciso di avviare il dibattito sulla riforma della cittadinanza. Un tema da affidare alla consulta competente». Niente, invece, sul voto agli stranieri, anche se «regolari», alle amministrative: «Non è nel nostro programma», taglia corto La Russa. Sì del Pdl a un dibattito sulla cittadinanza, dunque, che però sembrerebbe richiedere tempo. «Una buona legge — sottolinea in questa chiave la relatrice del provvedimento, Isabella Bertolini — non si fa forzando il calendario della Camera alla vigilia di Natale». Fatto sta che per Fini i tempi stringono e se non si fa in fretta una nuova legge il «rischio» è che i figli degli immigrati nati in Italia «si rifugino in identità pregresse, formando un ghetto di autoesclusione».