D'Alema, l'Europa è lontana

Ilgoverno italiano è unito nel sostenere la candidatura di Massimo D'Alema a nuovo ministro esteri della Ue perché — ha detto Franco Frattini — «è nell'interesse nazionale» dell'Italia. Ma a soli tre giorni dal vertice straordinario di giovedì il capitolo delle nomine per le due nuove cariche europee introdotte dal Trattato di Lisbona è in alto mare e anche l'intesa politica tra Ppe e Pse per la spartizione dei posti, che sembrava acquisita, torna in forse. «L'unità del governo è espressa dal presidente del Consiglio e dal ministro degli Esteri e non ci sono dubbi che c'e», ha assicurato il titolare della Farnesina Frattini, definendo «personali» le opinioni espresse dal ministro Renato Brunetta contro la candidatura dell'ex premier. «Ci sono opinioni personali che sono tutte rispettabili. Ma l'interesse nazionale del Paese è di sostenere D'Alema», ha aggiunto. Frattini ha anche riferito che dai ministri degli esteri europei del Ppe, riuniti ieri per discutere di nomine, «non sono emersi veti» su D'Alema, «neppure da parte della Polonia». D'accordo con Frattini, si è espresso da Roma il ministro per le Politiche Europee, Andrea Ronchi: «Rispetto le opinioni dell'amico Brunetta ma personalmente condivido la posizione espressa più volte dal presidente del Consiglio e oggi ribadita dal ministro Frattini. Il sostegno alla candidatura di Massimo D'Alema come Mr Pesc è nell'interesse nazionale dell'Italia». I giochi a livello europei sono però lontani dall'essere fatti e la giornata di ieri ha confermato tutti gli ostacoli. Nell'ordine: la Gran Bretagna ha ribadito di avere un solo candidato, l'ex premier Tony Blair alla presidenza stabile. «Il primo ministro è stato perfettamente coerente su questo punto: Tony Blair resta e resterà candidato», ha affermato il portavoce del premier Gordon Brown. La lobby rosa è tornata in campo, più agguerrita che mai, per rivendicare uno dei due posti ad una donna, con un appello lanciato dal commissario Ue alla concorrenza Neelie Kroes, dal vicepresidente della Commissione Ue Margot Wallstrom e dalla vicepresidente dell'Europarlamento Diana Wallis, sottoscritto anche dalla commissaria per le relazioni esterne, Benita Ferrero-Waldner, pubblicato sul Financial Times. La presidenza svedese è determinata a risolvere il rebus al vertice di giovedì, se necessario prolungandolo a venerdì e senza l'unanimità tra i 27, con un voto a maggioranza qualificata. Ipotesi che non piace all'Italia. «L'unica cosa che non può accadere è di avere una spaccatura dell'Europa, proprio alla vigilia dell'entrata in vigore del Trattato di Lisbona. Mi auguro quindi che si trovino candidati per consenso», ha dichiarato Frattini.