Sarebbe soltanto la certificazione della morte della legislatura.

Evitanodi confrontarsi con una realtà tutt'altro che semplice. Innanzitutto, con quale coalizione il Cavaliere affronterebbe il voto, posto che Fini ed i suoi non sarebbero della partita, additati ingiustamente come responsabili principali della caduta del governo? Significherebbe ammettere lo sfascio del centrodestra, più che del Pdl, creatura fragile e precaria. Qualora Berlusconi vincesse, non si ritroverebbe davanti gli stessi problemi che le elezioni dovrebbero, secondo gli incauti, esorcizzare? In altri termini: i processi, i conflitti di varia natura che l'assediano, l'opposizione di una consistente parte del mondo mediatico e finanziario si dissolverebbero sulla spinta del possibile vasto consenso che, comunque, non avrebbe mai le dimensioni di quello ottenuto nella primavera dell'anno scorso? E gli elettori che cosa penserebbero di un governo sostenuto dalla maggioranza più imponente della storia della Repubblica che si rivolge nuovamente a loro? Siamo seri. E diciamo piuttosto che per governare il premier necessita di garanzie che la legislazione attuale non prevede, a differenza di quanto stabiliva la Costituzione fino al 1993. Ed il fatto che sia vittima di un accanimento giudiziario che si dispiega anche con processi incredibilmente lunghi, non aiuta né lui né i comuni mortali. Da qui, senza ipocrisie, la necessità di approvare la legge sul cosiddetto «processo breve». E, se del caso, reintrodurre nell'ordinamento l'istituto dell'immunità parlamentare, tutt'altro che scandaloso se venne previsto dai Costituenti come garanzia di indipendenza dalla possibile ingerenza del potere giudiziario in quello legislativo. È una colpa difendere il diritto dei cittadini a pretendere processi ragionevolmente brevi? È scandaloso chiedere che l'esito elettorale non venga inficiato a colpi di sentenze? Quando il mandato del premier sarà finito, lo si potrà processare: in Francia accade da tempo immemorabile e Chirac è disposizione di giudici dal giorno dopo l'uscita dall'Eliseo per presunti reati commessi molti anni prima che diventasse presidente. Dov'è l'obbrobrio morale e giudiziario? Ci auguriamo non soltanto che la legge passi rapidamente, ma che il Parlamento la modifichi e la migliori, come avviene per tutte le leggi, attraverso un lavoro emendativo responsabile, a meno che non voglia abdicare alla sua funzione astenendosi dall'intervenire sul testo originario. Sarebbe insopportabile se la «blindatura» diventasse l'alibi per uno scontro tra falchi e colombe: il centrodestra davvero perderebbe la faccia di fronte al proprio elettorato. Del resto, diciamolo con franchezza, un po' l'ha persa quando all'inizio della legislatura avrebbe potuto inaugurare una stagione effettivamente costituente se avesse presentato un disegno di legge organico per riformare la Costituzione o, quanto meno, provarci. Bastava riprendere gli esiti della cosiddetta bozza Violante o, ancora meglio, della Bicamerale presieduta da D'Alema e chiedere alla sinistra l'appoggio su un lavoro ampiamente condiviso. Separazione delle carriere, revisione del bicameralismo, semipresidenzialismo, riduzione dei parlamentari: tutto già sul tavolo. Mancavano e continuano a mancare soltanto le firme. Peccato. Gennaro Malgieri