Tra una settimana nei 10 mila seggi del Partito Democratico sparsi in tutta Italia si svolgeranno le prime primarie «vere» della politica italiana.

Ledue primarie precedenti, infatti, quelle del 15 ottobre 2005 con Romano Prodi e quelle del 14 ottobre 2007 con Walter Veltroni, non presentavano particolari sorprese. Stavolta non è così. A una manciata di giorni dall'elezione nessuno sa dire quale sarà la scelta del popolo dei gazebo. Se in linea con quella degli iscritti del Pd che hanno «incoronato» Bersani segretario nei congressi di circolo o se, invece, gli elettori democratici punteranno a un rinnovo del mandato di Franceschini. C'è poi il «terzo uomo», il chirurgo e senatore del Pd Ignazio Marino, che ha ottenuto un risultato soddisfacente nei congressi di circolo e che, secondo le previsioni, potrebbe aumentare il suo consenso con le primarie di domenica. Il «peso» di Marino diventerebbe ago della bilancia se si andasse a un ballottaggio, ovvero se nessuno dei candidati alla segreteria supererà il 50%. In quel caso l'elezione del segretario sarebbe affidata alla platea dell'Assemblea nazionale, composta dagli eletti alle primarie nelle liste collegate ai candidati. Nei giorni scorsi ha fatto a lungo discutere la proposta lanciata da Eugenio Scalfari di un patto tra gli sfidanti per riconoscere segretario chi prenderà più voti anche senza superare il 50%. Così la scelta resterebbe nelle mani del popolo delle primarie. Al «lodo Scalfari» hanno detto sì sia Bersani che Franceschini. Marino si è detto contrario, come anche Massimo D'Alema». Per quanto riguarda le regole delle primarie, che serviranno anche a scegliere i segretari regionali, il diritto di voto resta in capo a «tutti coloro che si riconoscono nel Partito democratico», come prevede lo statuto. Alle urne si possono presentare, e votare pagando due euro, tutti i maggiori di 16 anni cittadini italiani e dell'Unione europea residenti in Italia, nonché gli immigrati che abbiano regolare permesso di soggiorno. Con la scheda elettorale si potrà scegliere sì il segretario, ma contestualmente saranno eletti i mille membri della nuova Assemblea nazionale. Ogni collegio elegge i propri rappresentati all'Assemblea in numero variabile, a seconda della sua grandezza. I «supporters», o rappresentanti, dei vari candidati in corsa per l'Assemblea corrono riuniti in liste. Per presentare una lista occorre presentare 50 firme in ogni collegio. I candidati possono essere sostenuti da più liste. Da un punto di vista pratico, come ha spiegato il responsabile dell'Organizzazione del Pd Maurizio Migliavacca queste primarie si svolgono sotto lo slogan «la tecnologia al servizio della democrazia». La tecnologia è quella degli Sms dei telefonini che serviranno, domenica prossima, a comunicare via via affluenza parziale, definitiva e quindi l'andamento dello scrutinio dai 10mila seggi sparsi in tutta Italia alla sede nazionale del Pd, che sarà il punto terminale di una macchina organizzativa notevole. Saranno 70mila volontari a dare una mano il giorno delle primarie. I diecimila presidenti di seggio avranno il compito di inviare i risultati via Sms a Roma. Primi dati disponibili attorno alle 20.