"Sono prevedibili quelle che chiamiamo frane assassine"

«Le chiamiamo frane assassine», ma in Italia le carte che delimitano le aree pericolose ci sono». Entra subito nel cuore del problema il presidente del Consiglio nazionale dei geologi, Pietro Antonio De Paola: secondo l'esperto quella di Messina «è sicuramente una tragedia annunciata, motivo che ci tiene in particolare apprensione». E aggiunge: «A breve invieremo un documento alle istituzioni nel quale chiediamo di attivare un sistema di vigilanza e controllo da parte dei sindaci, più fondi per la messa in sicurezza del territorio. Ma, soprattutto, che questi fondi vengano realmente utilizzati per i progetti ai quali sono destinati». Il tutto sempre facendo riferimento all'assunto iniziale: ovvero, «le mappe del rischio di aree particolarmente pericolose ci sono e non c'è niente da scoprire. Noi come geologi siamo gli specialisti della Terra e siamo in grado di prevedere per predisporre interventi conoscitivi».   In dettaglio, parlando della tragedia di Messina il geologo ha detto: «In 5 ore sono caduti 250 millimetri di pioggia che hanno trovato un territorio fragile e abbandonato dove insistono edifici costruiti su luoghi pericolosi, con interi fabbricati edificati in piene fiumare». Poi, una frecciata contro l'incuria: «Non c'è controllo soprattutto da parte dei sindaci. L'abusivismo dilaga. Vengono rilasciate autorizzazioni a costruire su aree a rischio». Quindi un «passo importantissimo», sottolinea ancora l'esperto, è l'azione dei sindaci». Secondo De Paola, quanto accaduto a Messina è «tecnicamente» simile alla tragedia di Sarno. Calate detritiche rapide causate da un terreno che «perde resistenza, si scioglie e diventa fango con una velocità di spostamento tipica dei mezzi fluidi, fino a 70 metri al minuto, a volte anche di più, a seconda della pendenza». E ha spiegato: «Queste calate hanno una forza distruttiva immane, noi le chiamiamo frane assassine. Sono immediate e, in pochi minuti, da monte arrivano a valle».