Nel Lazio il risiko del Pdl

Le elezioni ci saranno nella primavera del 2010 ma nel Lazio il Pdl è già alla resa dei conti. In gioco c'è la candidatura alla presidenza della Regione che di questi tempi vale molto di più di una semplice poltrona da governatore. Da un lato gli equilibri nazionali da ricostruire, dall'altro quelli romani da misurare. A conti fatti per il Pdl la posta della sfida laziale è alta e costruirà una nuova geografia del potere di centrodestra. La partita è cominciata già da qualche giorno. Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha «lanciato» il senatore ed ex assessore al Bilancio della giunta Storace, Andrea Augello. Il ministro Giorgia Meloni e il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri puntano invece sul deputato Fabio Rampelli. Piuttosto alla componente di Forza Italia piacerebbe l'imprenditrice Luisa Todini, che tuttavia resta ancora perplessa. Infine regge (e convince) la segretaria dell'Ugl Renata Polverini, «musa» del sottosegretario al ministero dei Beni culturali Francesco Giro e, da tempo, del presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini. Tutti, ovviamente, ringraziano i sostenitori ma allo stesso tempo si schermiscono. Ci credono e non ci credono: in politica tra il «dire» e il «bruciare» il passo è breve. In ogni caso il gioco è in movimento. Augello e Alemanno, che alle spalle non hanno una storia proprio condivisa, hanno trovato l'accordo poco più di un anno fa. Allora il senatore sostenne la sua candidatura al Campidoglio, adesso il sindaco ricambia. Ma c'è anche un'altra ragione per cui Alemanno vorrebbe candidare Augello alla presidenza del Lazio: il pieno consenso del segretario de La Destra Francesco Storace, che ha più volte definito il «suo» ex assessore come uno dei pochi validi presidenti di Regione in pectore. Presentare Augello significherebbe aprire la porta una volta per tutte all'ex governatore del Lazio e al suo seguito elettorale. Si sono fatti sentire anche il presidente dei senatori del Pdl Gasparri e il ministro della Gioventù Meloni che, agli antipodi del sindaco Alemanno, hanno proposto la candidatura di Fabio Rampelli. Ma questo è niente. Perché sulle altre due candidate, Todini e Polverini, ci sarebbe addirittura un braccio di ferro tra il premier Silvio Berlusconi e il presidente della Camera Gianfranco Fini. Il primo vorebbe a tutti i costi la già eurodeputata di Forza Italia Luisa Todini. Il secondo gli contrappone la sindacalista Renata Polverini. Alla fine sarà il «mercato» a decidere. Se la Todini riuscirà a vendere prima delle elezioni l'azienda di costruzioni (è in trattativa con Pietro Salini) allora sembra scontato che la spunterà lei. In caso contrario la favorita sarebbe la Polverini. Ad oggi è proprio la sindacalista ad avere maggiori possibilità di sfidare il centrosinistra. Ma se l'area di An rivendica il Lazio, stavolta Fi non molla. Non a caso gli esponenti regionali del partito, l'eurodeputato Alfredo Pallone in testa, hanno più volte ribadito: «Deciderà Berlusconi». Resta infine il nodo dell'Udc: pende verso il centrodestra ma non è escluso che si presenti da sola. Il presidente Pier Ferdinando Casini ha chiarito infatti di lavorare per le Politiche del 2013: nessun vincolo, dunque, per le Regionali. Per adesso è certo soltanto che alla presidenza del Lazio si candiderà l'ex An Publio Fiori sostenuto dai movimenti Rinascita Popolare e Rifondazione Dc. Il resto si vedrà. Ai «postumi» l'ardua sentenza.