Il Pd si accontenta di una Festa a metà

Con toni diversi, Dario Franceschini e Pier Luigi Bersani, i due rivali nella corsa congressuale di autunno, provano ad indurre i ministri ad un ripensamento dopo il forfait alla Festa del Pd di Genova, che si è aperta oggi sulle note dell'inno di Mameli. Ma il Pdl non cambia idea e a rappresentare la maggioranza ci saranno in veste istituzionale solo il presidente della Camera Gianfranco Fini ed il presidente del Senato Renato Schifani. La festa non aveva certo l'ambizione di colmare le distanze tra democratici e maggioranza, già riemerse in pieno agosto, tanto sull'unità d'Italia quanto sull'ultima tragedia degli immigrati eritrei. E certo le parole con cui Franceschini saluta nel primo giorno i volontari sono un attacco alla maggioranza «incapace di affrontare la crisi» e non certo una mano tesa. Ma è la prima volta che viene meno l'abitudine di partecipare alla festa di partito in casa rivale alla ripresa dopo la pausa estiva. «È sbagliato - sottolinea il leader Pd che invece conferma la presenza dei democratici alle feste Pdl - interrompere la tradizione che era occasione di un confronto politico tra avversari sui temi di attualita».   E per cercare di convincere i ministri alla retromarcia Bersani prova a tendere la mano, evidenziando che la frase incriminata («il Pd è una festa, non un festino») era solo una battuta ma i democratici sono «interessati a tenere aperto un confronto civile con tutti». A rinfocolare un po' la polemica ci ha pensato l'eurodeputata Debora Serracchiani che in occasione della nascita del Comitato dei Giovani della Lombardia a sostegno di Dario Franceschini alla segreteria del Partito Democratico, tenutasi al Parco Sempione di Milano si è lasciata andare a un «sono una madrina, non una velina. E questa è già una significativa differenza fra il Partito Democratico e gli altri partiti». Parole che comunque sono cadute nel silenzio di governo e maggioranza che insistono perchè il Pd riconosca, sostiene il vice presidente dei senatori Pdl Gaetano Quagliariello, che «la battuta è stata inutilmente offensiva». E il leghista Roberto Calderoli si spinge sul sarcasmo: «Credo che nessuno debba parteciparvi perchè, alla luce dei risultati elettorali, il Pd dovrebbe celebrare non una festa ma un funerale». D'altra parte la presenza dei ministri alla festa di Genova era un aspetto dell'evento e non il cuore. Al centro delle due settimane ci sarà il confronto congressuale che entrerà nel vivo a quasi un mese dalla «conta» dell'11 ottobre e dalle primarie del 25 ottobre. E la speranza di Franceschini è che la manifestazione «saprà essere ora più che mai la casa di tutti» nella quale «il filo conduttore è la nostra sfida per proporre un'alternativa di governo a questa destra e tornare a vincere».