(...)della morsa politica che la soffoca tra i russi dominatori ed estremisti islamici.

Insiemeavevano dato vita a una piccola organizzazione non governativa che si chiamava "salviamo la generazione". E la generazione era quella dei giovani ceceni schiacciati dalle guerre. Il loro essere apolitici non e' bastato. La loro testimonianza degli abusi sulla popolazione cenena compiuti regolarmente dagli sgherri dell'uomo forte di Mosca Ramzan Kadyrov dava fastidio. Cosi li hanno trovati insieme, Zarema e Alik, nel baule dell'auto sgangherata che guidavano tra le vie di Grozny. Zittiti per sempre come tutti quelli che ancora si ostinano a sollevare la questione cecena. Ma si sa, ci sono posti al mondo in cui i diritti umani vanno difesi e reclamati e altri meno. E poi il giro, ed e' fin troppo evidente, deve ancora continuare: nelle ultime ore il regime iraniano e' riuscito a definire illecite le critiche dell'occidente per la repressione delle proteste. Illecite? E allora cosa diranno della posizione di Mehdi Karroubi, leader religioso riformista sconfitto alle ultime elezioni che pubblica una lettera sul suo sito in cui denuncia torture e stupri contro ragazzi e ragazze arrestati nel corso delle proteste delle scorse settimane. Il capo del parlamento Larijian replica:"indagheremo", ma intanto il sistema fa di tutto per sepellire nel silenzio de voci dell'opposizione. E i 69 morti accertati, alcuni subito durante i disordini, altri usciti morti di prigione. Qualche bollettino ufficiale parla di malori. Si, certo. Il classico malore di Evin, la prigione di Tehran alle pendici del monte Alborz. Il malore che nel 2003 ha ucciso Zara Khazemi, giornalista iraniano-canadese arrestata perche' aveva scattato foto li intorno. Malore, disse il procuratore generale di allora. Cranio spaccarto, segni di percosse e stupor, recito' il bollettino dei medici chiamati dalla famiglia. Quel genere di malore sta colpendo gli arrestati delle ultime settimane. Ma il silenzio sembra prevalere. Anche se le strade di Teheran sussurrano persino i nomi dei presunti torturatori, dal capo delle milizie Basiji Hussein Taeb, a quell'Ahmad Salek che punta a fare il ministro dell'intelligence e sta cercando di ottenere i gradi sul terreno. Allora forse e' il caso di raccontare ai potenti di Teheran, a quelli che considerano parte della sovranita' nazionale il fatto di imprigionare e torturare i propri concittadini, che non si puo' chiedere al mondo di tacere di fronte all'orrore. Che anche quelli che sostengono, come chi scrive, che l'Iran ha tutto il diritto di scegliersi la propria classe politica senza interferenze, poi sentono il dovere di dire che e' venuto il momento di finirla. Anche la leadership iraniana deve scegliere: o accettare le regole che stanno alla base della vita civile collettiva (e dunque chiedere ottenere il rispetto della propria autonomia) o continuare ad agire da regime dittatoriale a tutti gli effetti e quindi pagare il prezzo di questa scelta. Poi che la questione dei diritti umani sia asimmetrica e in qualche caso conti piu' che in altri, e' un dato di fatto. E l'orribile giro del mondo che abbiamo fatto insieme in queste righe lo dimostra. Monica Maggioni