"Una nuova classe dirigente al Sud"

Silvio Berlusconi sceglie un giornale del Sud, Il Mattino di Napoli, per annunciare la sua intenzione di mettere mano personalmente all'impresa di avvicinare la distanza tra il Meridione e il resto del Paese. Un anticipo di quello che operativamente vedrà coinvolto l'esecutivo a partire già dalle prime settimane di settembre. Il Cavaliere tocca tutti i punti. Ma prima di tutto spiega che sul raggiungimento dell'obiettivo ci sarà direttamente la sua faccia. Alla guida dell'Agenzia che dovrà coordinare le azioni da Palazzo Chigi ci sarà lui senza interposizioni. Poi la filosofia che guiderà l'azione. «Dobbiamo concepire l'intervento straordinario come un grande "New Deal rooseveltiano", come un "piano Marshall" per il Sud. Negli Stati Uniti gli squilibri territoriali furono rimossi nel periodo del new deal attraverso un'agenzia di livello federale, non dei singoli Stati: la Tennessee Valley Authority fu messa in piedi dal governo di Washington e non dal governatore del Tennessee. Anche nel nostro caso il ruolo di guida non può essere che del premier». Il programma è tutto qui. Ma non manca l'indicazione degli strumenti e delle prorità. Tra i primi la Banca del Mezzogiorno, che il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, sta mettendo a punto. «E che si fonderà sulla rete creditizia delle banche di Credito cooperativo che nel 2008 hanno raccolto 14,6 miliardi e ne hanno impiegati 10» dice il Cavaliere. Quanto ai settori su cui puntare niente di nuovo ma solo l'impegno a sfruttarli per farli diventare veri generatori di ricchezza: turismo infrastrutture e innovazione. Tutti settori che possono creare un gran numero di posti di lavoro anche per diplomati e laureati. Insomma una promessa al futuro di quei territori, i giovani appunto, condito da un impegno a favore di chi nelle stesse regioni rischia ogni giorno la vita per fare impresa e cioè gli imprenditori. A questi Berlusconi promette «un efficiente sistema di infrastrutture, un contrasto efficace alla criminalità organizzata e una fiscalità di vantaggio che attiri nuovi investimenti». Non manca il riferimento alle gabbie salariali. Che sembra più un invito a tener conto nelle contrattazioni sindacali della produttività espressa dai vari territori che una rigida applicazione di parametri retributivi tra le regioni. Anche se per la Lega Nord non è proprio così. Ma a parte questo nel manifesto per il Sud c'è n'è per tutti. E non mancano le bacchettate. E già non sfugge nell'intervista un rimprovero alla classe dirigente meridionale che tra il 1998 e il 2004 ha avuto a disposizione 120 miliardi di euro di spesa pubblica in conto capitale, di cui poco più di 55 miliardi di euro di spesa straordinaria, senza ridurre le distanze fra il Centro-Nord e il Sud. «È evidente la responsabilità delle classi dirigenti meridionali e del cattivo funzionamento del Titolo V della Costituzione. È solo con il federalismo fiscale che avremo una effettiva assunzione di responsabilità da parte delle classi dirigenti delle regioni meridionali» spiega il premier che rende noto il suo progetto di cambiamento che Il Tempo aveva già anticipato nei giorni scorsi.   E cioè che per agganciare il Meridione al resto d'Italia il problema è non solo finanziario. Ma anche di qualità e preparazione del personale politico, tecnico e amministrativo. E soprattutto di responsabilità che, spesso assegnate in maniera non precisa, fanno scattare il gioco dello scaricabarile amministrativo. Non sarà più così. Già è successo con il disastro della sanità quando i poteri straordinari del commissariamento sono stati affidati ai goverrnatori e non ai tecnici. Nuove procedure straordinarie sono in vista. E sarà un modo per inchiodare i politici alla loro responsabilità. Chi sbaglia paga e va fuori.