Romani: «Il problema ora è l'approfondimento»

LanfrancoPalazzolo «Oggi stiamo lavorando per il nuovo contratto di servizio che partirà dal 2010. Ecco perché anche le nomine vanno a rilento», spiega il viceministro alle Comunicazioni Paolo Romani. Che, seppur a distanza, segue quello che accde in Rai Onorevole Romani, cosa pensa delle polemiche tra Sky e la Rai dopo la decisione dell'azienda pubblica di non far parte della piattaforma della tv di Murdoch? «L'azienda ci ha chiesto un parere in base all'articolo 26 del Contratto di servizio in merito alla presenza della Rai su tutte le piattaforme tecnologiche. Abbiamo risposto che la presenza della Rai non è obbligatoria su ogni tipo di piattaforma. L'importante è che sia assicurata la presenza dell'azienda su una piattaforma satellitare. Oggi, dare un vantaggio di posizione a Sky, garantendo loro la presenza di canali generalisti gratuiti andava messo in discussione. E così è stato». Perché in Italia la conversione al digitale terrestre è avvenuta su base regionale e non come negli Stati Uniti in tutto il territorio nazionale in una notte? «Volevamo che tutti fossero messi nelle condizioni di conoscere i termini di questo passaggio gradualmente e per concentrare su una regione alla volta la potenza della conoscenza per informare gli italiani di questo cambiamento. Per quest'anno pensiamo di coprire il 30% del territorio. Nel 2010 arriveremo al 70%. Oggi siamo nel punto di non ritorno». Walter Veltroni ha tirato fuori il conflitto di interessi, secondo un sondaggio di Sky Tg 24 il 54% degli italiani vorrebbe una legge. «Se viene posta la domanda sulla necessità di fare una legge sul conflitto d'interessi, il risultato è quello del sondaggio di Sky. Se invece si domandasse agli italiani se il tema del conflitto d'interessi li interessa, probabilmente la risposta sarebbe diversa. Ma Sky decide di fare i sondaggi come vuole, come è giusto che sia. Il tema non è più attuale. Il sistema digitale incrementa il pluralismo del sistema dei media e della televisione. La possibilità per i cittadini di vedere tutti i canali generalisti e tematici allenta la questione del conflitto d'interessi che significa controllo sostanziale dei media. Berlusconi non ha mai avuto nessuno controllo dei sostanziale dei media in Italia». Un ex membro del Cda Rai ha criticato la scelta di fare alcune nomine dopo il congresso del Pd. «In Rai devono essere messe a posto tante cose. Oggi stiamo lavorando al nuovo contratto di servizio, che partirà dal 2010, per dare la giusta perimetrazione del ruolo spettante al servizio pubblico. All'interno della quota di servizio pubblico, si tratta del 65% della programmazione, vorremmo fare un 20%-30% di programmi di nuova sperimentazione. La Rai dovrà attrezzarsi per programmare tutti i nuovi contenuti del digitale e incrementare la proiezione del servizio pubblico verso l'estero per rivolgersi agli italiani che vivono all'estero. Le nomine sono anche frutto di questa nuova strategia. Ecco perché devono essere ben ponderate». Oggi è migliorato il quadro dell'informazione della tv pubblica? «Il direttore del Tg1 Augusto Minzolini ha portato brillantezza nell'informazione televisiva. Aspettiamo di vedere anche cosa succederà nel Tg2. Non sono preoccupato. Anche nel Tg3 ci sono ottimi professionisti. Il problema della Rai sono i programmi di approfondimento che devono tenere conto della realtà del Paese e non del gossip del gruppo de la Repubblica».