Doppiopesismo sanitario della sinistra

È quello il buco nero in cui più facilmente vengono risucchiati gli amministratori regionali. Così fu, clamorosamente, per Ottaviano Del Turco,  governatore abruzzese, e per lo stesso Raffaele Fitto, governatore pugliese fino al 2005. I casi sono completamente diversi l’uno dall’altro e per tutti la giustizia non ha ancora dato un verdetto definitivo. Sarebbe però un errore ridurre le cronache di queste settimane ad un’interpretazione unicamente giudiziaria. Il lavoro della magistratura va letto nel quadro del dibattito più largo sul neo-meridionalismo e sul federalismo fiscale: tutti questi infatti sono aspetti diversi della stessa questione, la capacità di governo della classe dirigente politica del Sud. Certo, fa un certo effetto leggere le dichiarazioni sdegnate di Massimo D’Alema («il Pd non è un’associazione a delinquere») e di Niki Vendola («è una barbarie»). Solo quattro anni prima a finire sul banco degli imputati c’era Fitto ed il centrodestra e allora, altro che barbarie, era un tintinnare di manette con il candidato della sinistra impegnato in campagna elettorale a denunciare l’antagonista e a fornire inquietanti anticipazioni di un’inchiesta che si disvelerà solo nelle settimane successive. Il malcostume del doppiopesismo non è però l’unico problema della sinistra.L’attuale ministro degli Affari Regionali, Raffaele Fitto, quando guidava la sua Regione, era riuscito a varare una coraggiosa ed impopolare riforma della sanità: nelle urne venne bocciato ma lasciò un avanzo di gestione di poco superiore ai nove milione di euro. Vendola e la sinistracavalcarono demagogicamente la protesta dei cittadini che vedevano intaccati i propri privilegi. Risultato? In Puglia si è passati da un risultato positivo ad un deficit pari a trecento milioni di euro (ma si teme che possa essere ancora più grave). I cittadini pugliesi avranno forse conservato l’ospedale sotto casa che Fitto voleva chiudere ma la gestione di Vendola ha portato un aumento di un punto percentuale di Irap ed un incremento della quota regionale di Irpef e dell’accise per la benzina. Noi, che siamo garantisti non a corrente alterna, siamo certi della correttezza di Vendola. Ma questo non può impedire una riflessione autocritica sulla gestione della sanità della sua giunta. I guai nella sanità peraltro non riguardano solo la Puglia: il governo ha commissariato la Campania e il Molise, mentre Sicilia e Calabria sono osservate speciali. A ben vedere quindi le lenti della giustizia sono utili ma insufficienti a guardare la realtà, ben più complessa. Quella di un Sud pressoché incapace di riforme incisive o di premiarle quando, caso più unico che raro, un politico ci prova seriamente (si veda l’esempio di Fitto). Il federalismo fiscale aggraverà le responsabilità degli amministratori pubblici meridionali. Dalle cronache baresi e dalle relative polemiche emerge forte il dubbio che il Mezzogiorno sia pronto per la sfida che pure ha voluto lanciare. Forse i governatori come Bassolino, Loiero, Lombardo e lo stesso Vendola prima di rivendicare maggiori risorse dovrebbero dimostrare meglio di saperle spendere efficacemente.