Tre indizi fanno una prova

Il saggio dice che un indizio è un indizio, due indizi sono due indizi, tre indizi sono una prova. Ecco allora che l’ultima domenica di giugno ci consegna la prova del fatto che l’attuale equilibrio politico (maggioranza Pdl più Lega con Berlusconi a palazzo Chigi) è destinato a durare. Ben inteso, ciò vale a condizioni date, cioè, lo diciamo per quelli duri di comprendonio, in assenza di novità eclatanti. Il primo indizio sono le parole di Bossi, uomo di fiuto e antenne sensibili. Quando dice di voler bene al Cavaliere pur consigliandogli di «stare più attento», interpreta un certo disagio della piccola borghesia del Nord, ma chiarisce anche che il sostegno politico non è in discussione. Il secondo indizio lo fornisce Tremonti, che spazza via con battuta efficace (quella sullo yogurt) ogni ipotesi di governo tecnico. Ci dovremmo dilungare su questo argomento, ma ci limitiamo a dire poche parole: nessuno si azzardi (come sempre fanno a sinistra quando perdono le elezioni) a proporre soluzioni diverse dalla maggioranza in carica, che è l’unica legittimata dal voto degli italiani. Il terzo indizio ci arriva dall’intervista a Libero del sindaco di Bari Emiliano (del Pd ed ex magistrato), che fa a pezzi i suoi e si complimenta con Berlusconi. A questo punto le chiacchiere stanno a zero. Berlusconi e i suoi devono solo accelerare sul pedale del buon governo e delle riforme. Dall’altra parte c’è solo la malinconica sfida tra Bersani e Franceschini. Difficile stabilire se più triste o più noiosa.