Belle, spregiudicate E a caccia di Silvio

Belle, bellissime, strafighe determinate a sfondare: è lo sgallettamento che ruota intorno al premier, le truppe mammellate di bonone che si spostano là dove si sposta Silvio, ma non è un caravanserraglio. Lo potremmo definire un miracolo che si ripete in ogni berlusconiana epifanìa. «Dovunque appare lui, subito si riempie di gnocche» dice Umberto Pizzi, il testimone delle miserie (tante) e nobiltà (poche) dei salotti del potere, colui che ha immortalato la Roma Cafonal degli ultimi decenni. «Si attaccano al Cavaliere come le falene alla luce» continua Pizzi. «Arrivano come la manna dal cielo. Sperano di trovare lavoro, hanno il desiderio di emergere, possibilmente subito e senza faticare. Non gli basta il regalo...». Beh, personaggi del genere ci sono sempre stati. «Direi che dagli anni Novanta in poi sono usciti allo scoperto - prosegue Pizzi - Berlusconi è un uomo di grande generosità e alcune di loro se ne approfittano. Sono diventate esperte, si presentano armate di registratori, macchine fotografiche.. Sono un pericolo potenziale. Sono abili nel saper sfruttare una debolezza del premier». Debolezza? «Il famoso detto tira più "un..." rispetto al carro dei buoi è sempre attuale». Bè questo non giustifica... «In fondo se pensiamo che una Noemi qualsiasi ha avuto la faccia tosta di andarsene in giro con mamma e papà in via del Corso a dieci metri da Palazzo Chigi... Se non è provocazione questa? Il premier sembra un agnello in mezzo alle Erinni scatenate». Se sono delle beneficate, perché poi scagliarsi contro il proprio benefattore? «Le più giovani sono consapevoli che prima o poi qualcosa può succedere, le più vecchie quelle che dovrebbero tirare i remi in barca e non si sentono sufficientemente appagate, possono avere dei risentimenti. Ma non sono intelligenti». La nuova deriva del cafonal è figlia dei nostri tempi o no? «Penso che se oggi ci fosse un novello Petronio potrebbe sentirsi molto a suo agio nei palazzi del potere». In realtà se andiamo indietro negli anni (ma non così indietro!) c'è stato un momento in cui tutto è cominciato? «Ma sì, con Drive-in la trasmissione televisiva che ha sancito il prototipo della bellezza dell'era berlusconiana con le tette e il fondoschiena esagerati. Da lì in poi s'è formata una finta classe di imprenditori, veri papponi, pronti a sfruttare le aspirazioni di tante ragazze in cerca di fortuna». Che è poi l'humus da cui arrivano tutte queste giovani che puntano il potente, politico o imprenditore, di turno. E se poi c'è qualcuno che, sapientemente imbeccato, ne fotografa le gesta? «Bè le foto parlano da sole. In tutte queste storie a trionfare è la fotografia, l'unica verità del XXI secolo».