Da ultimo è accaduto alla legge sulle intercettazioni telefoniche che Napolitano valuterà, nella sua autonomia, appena il Parlamento avrà licenziato il provvedimento.

Ilproblema che pone Napolitano non è solo un grande problema politico ma è, con tutta evidenza, anche un problema culturale. Abbiamo alle spalle, e temo anche di fronte a noi, anni in cui il dibattito sulla magistratura ha dato vita a teorizzazioni che poco hanno a che fare con un corretto funzionamento delle istituzioni. Il continuo scambio fra politica e magistratura indebolisce la stima verso i magistrati dell'opinione pubblica. Appena qualche giorno fa, inoltre, abbiamo letto, in una intervista post elettorale, dell'ex pm di Catanzaro oggi europarlamentare di Di Pietro, Luigi De Magistris, addirittura la definizione della magistratura come di "un potere diffuso" che si dovrebbe contrapporre ad altri poteri. Nasce da qui, da questa estrema politicizzazione della magistratura che esorbita dai propri compiti, la vera malattia italiana. Ovviamente nessuno di noi deve dare alle parole del Presidente della repubblica un significato diverso dalla lettera del comunicato. Ma questo invito a "non interferire" sull'attività parlamentare mentre essa si volge ha il valore di un severo ammonimento. Finchè la magistratura riterrà che l'intera vita pubblica deve essere soggetta alla propria iniziativa "preventiva" non saremo un paese normale. Peppino Caldarola