Udc, il gioco delle alleanze

Seguendo un obiettivo: apparentarsi con chi ha più possibilità di vincere. Nel Lazio è andata così: con il Pd a Rieti e Frosinone, con il Pdl a Latina. Per un motivo semplice: a livello locale, per sopravvivere, l'Udc ha bisogno di ottenere posti per i quadri locali. I quali, altrimenti, se ne vanno in altri partiti. Come è già successo. Per le elezioni politiche, invece, basta il carisma di Pier Ferdinando Casini e il marchio di fabbrica dello scudocrociato per avere comunque e sempre quei due milioni di voti che portano i centristi a viaggiare imperturbabili attorno al 6 per cento. Per le amministrative, invece, alleanze a macchia di leopardo, a seconda di dove conviene. O, per dirla con i vertici, a seconda della bontà del programma degli alleati. Del resto non è una tattica nuova. Era la strategia di Rocco Buttiglione nel '95 quando era segretario dei Popolari. Ma che portò alla scissione Cdu-Ppi. «C'erano le elezioni regionali e si votava anche per il Lazio - racconta Lucio D'Ubaldo, oggi senatore del Pd - e Buttiglione sosteneva che bisognava allearsi in alcune Regioni con il centrosinistra e in altre con il centrodestra. Nel Lazio era pronto a sostenere Badaloni. Ce ne andammo perché secondo noi un partito non poteva comportarsi in quel modo. Sono passati 15 anni ma la strategia è sempre quella». Così nel Pd e nel Pdl ci si sta già interrogando su cosa potrà accadere in vista delle elezioni regionali dell'anno prossimo proprio nel Lazio. E le ipotesi, per il momento sono tutte aperte. Con qualche punto fermo, però. Si sa, ad esempio, che Berlusconi ha posto un veto assoluto ad alleanze con l'Udc almeno nelle amministrative più importanti. Sì dunque ad apparentamenti locali ma non in occasioni che possono avere ripercussioni nazionali. E il Lazio è uno di questi. Dunque se i centristi vogliono andare con il Popolo della Libertà (che pure potrebbe avere un maledetto bisogno di loro) devono sperare che i dirigenti romani e laziali riescano a convincere il premier. Più aperta, invece, la discussione con il Pd. E forse è proprio con il centrosinistra che l'Udc si gioca la sua vera partita. Perché in cambio di un apparentamento (da fare subito perché alle regionali non c'è ballottaggio) i centristi potrebbero pretendere la poltrona di presidente, «giubilando» l'attuale Governatore e probabile ri-candidato Piero Marrazzo. Il nome che l'Udc ha pronto sarebbe quello di Luciano Ciocchetti, segretario regionale del Lazio. E qualche piccolo segnale che questa ipotesi non sia del tutto campata in aria c'è. In consiglio regionale l'Udc, ultimamente, ha rapporti assai freddi con Marrazzo, ricambiati da una estrema diffidenza da parte del presidente proprio verso Luciano Ciocchetti. L'ex giornalista di «Mi manda Raitre» al momento si considera il candidato del centrosinistra per il prossimo mandato. «E in effetti - spiega ancora Lucio D'Ubaldo - non ha molte insidie. L'unica sua preoccupazione potrebbe essere proprio quella di un candidato esterno, chiesto da un altro partito...». A questo va aggiunto che i suoi tre sponsor politici che lo hanno spinto nel 2005 alla presidenza - Rutelli, Veltroni e Bettini - oggi non avrebbero più la forza di metterlo al riparo da eventuali cambi. E se nessuna delle due ipotesi riuscisse? L'Udc andrebbe da sola con un suo candidato, probabilmente ancora Luciano Ciocchetti. E starebbe alla finestra a guardare a quale dei due partiti maggiori ha fatto più male.