D'Alema apre il congresso: ok a Bersani

{{IMG_SX}}Era il momento che tutti aspettavano. Soprattutto da quando, due giorni fa, Repubblica gli ha lanciato la volata come possibile segretario del Pd. In molti volevano sapere qualcosa di più sul futuro di Massimo D'Alema e lui non ha deluso le aspettative. Dai microfoni della «sua» Red Tv il lìder Maximo ha aperto il congresso dichiarando ufficialmente che, nella corsa alla leadership del Partito Democratico, appoggerà Pierluigi Bersani: «Stando così le cose, appoggio Bersani che ha la forza politica e culturale e anche un linguaggio ed è perfettamente in grado di fare il segretario del Partito Democratico». Partita chiusa? Neanche per sogno. «Prima degli uomini - aggiunge - dobbiamo discutere dei fondamenti, della forma e della proposta del partito. Sarà il momento della verità. Serve un congresso fondativo vero e mettersi a lavorare duramente». Concedendosi poi una battuta sibillina che lascia aperto ancora uno spiraglio: «Siccome sono favorevole al ricambio della classe dirigente, il ritorno di una persona che ha già ricoperto certi ruoli va considerato come un'estrema ratio». Insomma non succederà, ma se qualcuno dovesse chiederglielo Massimo è a disposizione. «Io voglio dare un contributo maggiore - spiega - e serve la ricostruzione di un gruppo dirigente che unisca generazioni diverse. Sono disponibile a fare quello che il Pd mi chiederà di fare. Non sono interessato ad aprire conflitti, ma penso che il Pd, invece di continuare nelle conventio ad excludendum, dovrebbe utilizzare le maggiori personalità del partito che non sono tante». Così, a dieci giorni dai ballottaggi e a quindici dalla direzione del partito che convocherà ufficialmente il congresso del Pd, D'Alema si schiera apertamente al fianco di Bersani dando una forte accelerazione alla corsa verso la poltrona di segretario. Non solo il lìder Maximo traccia anche la sua piattaforma programmatica. «Il progetto del Pd - spiega - va rafforzato sia su basi ideali e organizzative sia sul progetto politico per l'Italia. Va messa in campo una nuova idea di centrosinistra che non è solo una questione di alleanze ma l'idea di un progetto». E a chi gli chiede cosa pensi di Debora Serracchiani, il volto nuovo che in tanti vorrebbero leader, risponde: «Sicuramente è una donna capace, ha ottenuto un risultato importante, ma ha un'esperienza politica, non viene dalla luna, viene dal nostro partito, dall'esperienza reale». C'è anche il tempo di parlare di Walter Veltroni. Un giornalista gli chiede se il gruppo dirigente del Pd non sia stato ingeneroso con l'ex segretario e D'Alema replica secco: «La vita politica è severa, non ingenerosa. Ricordo che dopo le regionali io mi dimisi dalla presidenza del Consiglio. Me ne sono andato e avevo perso 8 a 7, non ero stato travolto». Insomma mai come adesso l'ex ministro degli Esteri è in campo. E chiunque vuole arrivare al vertice del Pd dovrà vedersela con lui. Nel frattempo Dario Franceschini incassa il via libera dal Pse alla costituzione di un nuovo gruppo europeo frutto dell'incontro fra la componente socialista e quella democratica. Si chiamerà Alleanza dei socialisti e dei democratici (Asde). Ma il via libera - venuto dopo un incontro a Bruxelles, con il capogruppo del Pse Martin Schulz - deve fare i conti con il gelo di Francesco Rutelli. «Vedo troppa faciloneria, la decisione è ancora tutta da prendere», taglia corto l'ex leader Dl. Anche su questo, toccherà a D'Alema mettere un po' di ordine.