E Tremonti polemizza con i «signori economisti»

dall'inviatoFilippo Caleri Siena «Prudenza». Commenta così le nuove stime del prodotto interno lordo diffuse ieri dall'Istat il ministro dell'economia, Giulio Tremonti. «Siamo in una terra incognita. Non c'è mai stata una crisi così per origini, dimensioni e dinamica». È il segnale di come siano saltate tutte le regole di misurazione dei fenomeni economici. Ma dal palco del 21esimo congresso delle Fondazioni bancarie, che si chiude oggi a Siena, Tremonti si toglie i sassolini dalla scarpe contro i signori economisti che emettono giudizi senza tenere conto che «siamo la seconda manifattura d'Europa e quando tornerà un'economia normale l'Italia sarà più forte di quanto non è considerata». Una velata critica, ovvia e secondo ormai tradizione, è anche diretta al Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi. Difficile non pensare che non sia lui chi accusa il governo di non fare abbastanza per far crescere la produttività del lavoro. «Perché martellarci le mani con il fatto che non abbiamo produttività e università» ha spiegato il ministro dell'Economia. Proprio due punti sui cui meno di due settimane fa il numero uno di via Nazionale ha dedicato due passaggi nelle sue Considerazioni Finali. Il responsabile di via XX settembre porta le sue tesi a sostegno del fatto che il declinismo tanto in voga sia solo una faccia della realtà. «Il Pil del Paese è ancora uguale a quello di Russia e India insieme e noi siamo solo 60 milioni». Non solo. «Il prodotto interno della Cina è solo il 20% in più di quello italiano». Dunque basta piangere. Anche perché il Paese è complesso e non esiste una fotografia precisa della realtà. Per correggere questa situazione c'è però una soluzione. «Mettere insieme tutte le banche dati e tutti gli uffici studi (più uffici che studi è il commento al veleno di Tremonti) che non si parlano tra loro». La polemica investe anche l'Istat al quale, senza contestare il metodo scientico su cui basa le sue analisi, il ministro contesta le interviste telefoniche per verificare il livello di disoccupazione: sono credibili come gli exit poll. Un attacco che ai più maligni suona come un benservito all'attuale presidente dell'istituto di statistica, Luigi Biggeri, il cui mandato è in scadenza a breve. Fin qui la polemica con statistici e gli economisti. Ma in fondo a Siena Tremonti è venuto anche per le fondazioni bancarie guidate dal presidente Giuseppe Guzzetti. E non infierisce sul cortese affondo del numero uno dell'Acri sull'inutile predica del Tesoro alle banche che non prestano denaro: «Perché le banche che di mestiere prestano soldi non dovrebbero dare soldi al sistema economico?». La risposta di Tremonti sprizza diplomazia da tutti i pori. «Il discorso sul credito è funzionale alla crisi e dipende da che tipo di banca lo eroga. Se il modello seguito è quello del supermercato forse lì hai qualche difficoltà rispetto alla banca presente sul territorio che conosce l'impresa e la famiglia».