Adesso basta con i veleni del gossip

... con l'esclusione dal Parlamento della sinistra massimalista e di tutti i partitini. L'hanno ribadito adesso, con il voto alle Europee, sanzionando, secondo le prime proiezioni, una sostanziale tenuta del Pdl — anche se non c'è stata affatto quella crescita che molti prevedevano — un aumento vistoso della Lega e un calo del Pd: sale la forbice tra i due partiti più grandi. Una conferma, in definitiva, del centrodestra, così come nella Francia di Sarkozy, a dispetto della crisi che penalizza i governi in carica, e un'avanzata dei moderati in quasi tutto il vecchio continente (il Ppe è diventato il primo partito), a cominciare dalla Spagna. È la migliore dimostrazione, il verdetto delle urne, che attesta come la campagna elettorale di Franceschini non abbia pagato. Si è rivelata anzi un «boomerang» la strategia d'attacco del Pd che ha fatto leva solo sulle accuse infamanti e sugli attacchi personali al premier e che ha trascurato, invece, i problemi reali del Paese. Ma il voto del 6 e 7 giugno — a parte tutte le considerazioni sul tramonto di un sogno ambizioso, la costruzione di una Europa vera, come dimostra la minore affluenza alle urne rispetto ai voti delle Amministrative — è anche la ulteriore conferma a quanto andiamo sostenendo da settimane, che cioè non interessano più di tanto il gossip pruriginoso e le polpette avvelenate distribuiti a piene mani da certa stampa pronta a strumentalizzare a fini politici persino il buco della serratura. Perché, appunto, alla gente preme ben altro. Alla gente preme che l'Italia superi presto la crisi economica. Alla gente preme anche che il governo non si faccia più distrarre da polemiche inutili, ma resti in trincea, come ha fatto almeno fino ad aprile, per predisporre tutte quelle misure in grado di farci superare l'emergenza. E, in questa ottica, le elezioni hanno, appunto, dato ancora fiducia alla maggioranza. Ma, in un certo senso, più che una vittoria del centrodestra, il voto delle Europee segna la sconfitta del Partito Democratico e del suo segretario e riflette la loro mancanza di idee e di programmi veri. Non è un caso che i transfughi del Pd si siano riversati nelle file dell'Idv di Di Pietro che, forse immeritatamente, ha tratto un grandissimo vantaggio dalla crisi di un matrimonio, quello tra diessini e margheritini, in realtà già nato morto. Franceschini si è, insomma, rivelato una meteora, più ancora di Veltroni, e adesso dovrà trarre le conseguenze del suo autogol. Chissà se, dopo questo voto, cominceranno sul serio le grandi manovre per la costruzione di un nuovo Centro dove l'Udc di Casini ha fatto registrare una buona crescita. Ma oggi, anche per la maggioranza, non ci sono più alibi: a maggior ragione il governo deve rimboccarsi di nuovo le maniche per tirare definitivamente a galla la nave tricolore. È, quindi, con grande sollievo che accogliamo la fine di questa campagna elettorale: basta con le meschinità, basta con le bassezze. Ci aspettano mesi di lavoro impegnativo se vogliamo offrire risposte soddisfacenti al bisogno di certezze, di stabilità e di speranze per il futuro degli italiani. La ricreazione, come ha ribadito anche il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, è davvero finita. Giancarlo Mazzuca