Il Cavaliere violato

{{IMG_SX}}E ora la battaglia si sposta sui Servizi segreti. «Se su villa Certosa anziché l'obiettivo di un fotografo fosse stato puntato un fucile?», si domandano il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, il vice al Senato Gaetano Quagliariello e il senatore Giusppe Esposito, tutti membri del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza che controlla appunto l'operato dei Servizi. I tre esponenti, tutti di primo piano, del Popolo della libertà lasciano dunque intuire che ci sarebbe stata una falla nella protezione del presidente del Consiglio, soprattutto per quello che concerne Villa Certosa, residenza sarda del capo del governo. I tre parlamentari sollevano una questione non di poco conto: «Al termine della campagna elettorale riproponiamo il problema che non ci pare sia stato considerato in tutta la sua importanza e gravità: quale copertura, quale protezione hanno dato e danno al presidente del Consiglio le strutture dello Stato a ciò preposte, in primo luogo uno dei servizi segreti?». E aggiungono Cicchitto, Quagliariello ed Esposito: «La portata di questo interrogativo è facilmente intuibile se si prova a immaginare cosa sarebbe accaduto se a Villa Certosa sul presidente del Consiglio e i suoi ospiti invece dell'obiettivo di un fotografo fosse stato puntato un fucile a cannocchiale manovrato da un attentatore. Ciò senza considerare che quello stesso teleobiettivo potrebbe essere stato utilizzato per fotografare carte e documenti. Ciò vuol dire che il presidente del Consiglio fin qui non è stato sufficientemente protetto». Di qui la richiesta al presidente del Copasir, Francesco Rutelli, di intervenire. Ma ancora più pesante è un altro esponente del Pdl, Carmelo Briguglio (non vicinissimo al premier, è un ex An): «Qualcuno -aggiunge- aveva scambiato la questione per una ordinaria storia di privacy violata. In realtà è stata violata la sicurezza del premier ed è stato ridicolizzato il sistema posto alla sua protezione, come anche delle alte cariche dello Stato. In altri Paesi per molto meno sono cadute teste eccellenti. La sicurezza del capo del governo è la sicurezza nazionale, un bene comune a tutti gli italiani, al di là di appartenenze e convinzioni politiche. Solo un'opposizione che ha perso il senso dello Stato - conclude Briguglio - può derubricare una vicenda così grave a meschino gossip elettorale». Poi scende in campo anche il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, ancora più duro: «Chi è strapagato per garantire la sicurezza dello Stato, dovrebbe farsi un esame di coscienza ed assumere le decisioni del caso. Ci sono troppe tecno-strutture in Italia che costano ben più della politica ed offrono un pessimo servizio». E si dichiara «sconcertato e allibito». A breve giro arriva la risposta di Rutelli: «Accerteremo con rigore e serietà sia la correttezza nell'utilizzo dei velivoli gestiti dai servizi di sicurezza nell'arco di tempo 1999-2009, sia l'adeguatezza della sorveglianza assicurata alle alte cariche e al premier».