Berlusconi decapita il Pd

Parla a più riprese. Dalla mattina alla sera. Diverse le location e i canali di comunicazione scelti, ma in campo ci sono tutti i suoi cavalli di battaglia. Silvio Berlusconi si difende dalle accuse personali, attacca l'opposizione, elogia quanto fatto dal governo. Lo fa approfittando di una serie di interviste (Telelombardia, Mattino 5 e Sky), chiudendo poi dal palco del Palaghiacchio di Milano. Innanzitutto l'indagine sui voli di Stato. All'indomani dell'iscrizione nel registro degli indagati da parte della Procura di Roma, il presidente del Consiglio parla di «un caso risibile», spiegando che l'inchiesta «è obbligata» ma che l'archiviazione è sicura. «Non c'è stato nessun abuso d'ufficio c'è solo la meschinità di chi fa osservazioni del genere», cosa che rappresenterà «un altro boomerang» per la sinistra. Ma non si ferma qui. Berlusconi ˜ricorda l'esistenza di una norma, varata dalla Presidenza del Consiglio, «che prevede che il premier, quando utilizza un aereo, possa portare con se a costo zero persone che ritiene di dover portare». E a Sky sottolinea: «Salgo su quegli aerei con il mio staff e ho l'assoluta libertà di invitare a salire chi voglio. Qualsiasi passeggero sale non fa aumentare di un euro il costo di quel volo. I miei ospiti non possono essere ripresi e fotografati nella loro intimità. Io ai miei ospiti offro le cene e uno spettacolo che non grava sul bilancio dello Stato visto che mi porto il cuoco e la servitù da casa». Dopo Bari e Firenze, il premier arriva nel capoluogo lombardo: insieme ad Umberto Bossi e al candidato alla Provincia di Milano Guido Podestà, chiude la campagna elettorale valida per le europee e le amministrative.   L'alleato ritrovato - Quando arrivano insieme sul palco del palazzetto sembrano davvero due vecchi amici. Ed è così che si presentano, come due persone che si conoscono ormai da tanti anni e che hanno «un ottimo rapporto». Berlusconi parla di Bossi come di un alleato leale. «Umberto ha fatto una campagna strepitosa e ai nostri avversari questa cosa non va giù e cioè che la nostra è un'alleanza di ferro e di acciaio». In sala non c'è il pienone tipico degli incontri del Cavaliere. Ci sono tanti ragazzi armati di palloncini e striscioni inneggianti "Silvio presidente". In prima fila ci sono anche il portavoce del governo Paolo Bonaiuti, il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, il ministro della Difesa Ignazio La Russa. Il Cavaliere e il Senatur sono uno accanto all'altro sul palco centrale. Ribadiscono davanti a tutti il loro legame e la loro stima reciproca. Berlusconi ripete quanto detto in una intervista della mattina: «Con Bossi ci siamo promessi che se uno dei due va via, anche l'altro va». Ma il leader di Via Bellerio non ci pensa un attimo e replica: «Col cavolo, stiamo qui per tanti anni ancora». Piena solidarietà dal Senatur sul caso Noemi, «una montatura della sinistra». Per il leader della Lega, non c'è pericolo di perdere voti: «La gente non vota sul gossip». Anzi, la faccenda va trattata con ironia: «Cosa chiederò a Berlusconi? Con tutte quelle donne potevi darcene qualcuna».   Il planning del governo - «Credo che questo sia il miglior governo della Repubblica, non per il suo presidente del Consiglio, ma per la qualità, la passione e la competenza dei suoi ministri». Ad ascoltare i complimenti del presidente del Consiglio, nella sala del Palaghiacchio ci sono diversi esponenti dell'Esecutivo. E lui li chiama ad uno ad uno, invitandoli ad alzarsi in piedi. C'è Maria Stella Gelmini, c'è il suo portavoce Paolo Bonaiuti, c'è il sottosegretario Mario Mantovani. C'è pure Ignazio La Russa, sul quale il premier fa un annuncio pubblico: «Il ministro La Russa ha preso l'impegno davanti al suo presidente che nel caso il Popolo delle libertà superasse il 41% si taglierà barba e baffi». La lunga giornata di campagna elettorale è anche l'occasione per il premier di ricordare a tutti quanto fatto dal governo in questi mesi, come sono stati trattati alcune questioni fondamentali, come i rifiuti a Napoli o il terremoto all'Aquila. Attacca ancora su temi come giustizia («sulla quale è pronta la riforma e che sarà il nostro prossimo obiettivo») e intercettazioni. Rilancia su questioni come infrastrutture e presenza in Europa.   L'affondo finale - Come da tradizione, è all'avversario che il Cavaliere dedica l'attacco finale. Non usa mezzi termini quando parla di Dario Franceschini e del suo partito. Con una profonda convinzione: «Il Pd risorge solo se cambia i leader». Esternando su Skytg24, il premier non salva nulla dell'attuale dirigenza del Partito democratico. Prendendosela in particolare con Massimo D'Alema, «al quale si attribuiva una certa intelligenza». Quanto a Walter Veltroni, «è sparito». A questo punto il Cavaliere tira le somme: «Per questo non hanno un candidato, di bandiere non ne hanno». Tornando infine alle elezioni Berlusconi, dal palco milanese sottolinea il suo impegno in prima persona. «Ho avuto il coraggio di presentare la mia faccia, evidentemente l'opposizione non ha un leader con una faccia da spendere nè che abbia coraggio». Quindi la precisazione, più volte ribadita in questi giorni: «Per votarmi non basta mettere la croce sul simbolo Berlusconi presidente, bisogna che venga aggiunto anche il nome "Berlusconi"» nell'apposito spazio sopra la scheda elettorale.