Il «papi» che preoccupa la signora Veronica

Ovvero quando afferma che il presidente è andato alla festa di compleanno di Noemi, che lo chiama "papi", e invece ha disertato quelle dei suoi figli. Non è gelosia. Anche questa volta può essere una questione di eredità. Di certo non è politica». Insomma, nelle file del Pdl non si parla d'altro. Anche se davanti ai taccuini si danno tutti alla fuga. Nessuno vuole occuparsi di questa storia. Della festa di compleanno di Noemi Letizia dove domenica notte, all'improvviso, è apparso Silvio Berlusconi. Né tantomeno delle dichiarazioni della neodiciottenne che, intervistata, ha rivelato tutti i particolari della sua amicizia con «papi». Un'amicizia fatta di serate passate a chiacchierare e cantare («Gli faccio compagnia. Lui mi chiama, mi dice che ha qualche momento libero e io lo raggiungo»). Un'amicizia che lega anzitutto il premier e il padre di Noemi che, unica cosa nota, si sono conosciuti ai tempi del Partito Socialista. Fatto sta che la cosa ha innervosito e non poco la signora Veronica che, ancora una volta, ha deciso di sfogarsi pubblicamente. E siccome tra moglie e marito non bisogna mettere il dito, i deputati del Pdl preferiscono commentare a microfoni spenti. Anche se c'è chi come Mariarosaria Rossi, deputata e neocandidata alle Europee, appena le si chiede di affrontare l'argomento s'inalbera: «Ma tutti lo chiamano papi. Anche zio. Anche Silvio. Non c'è nessuno scandalo. La verità è che voi non lo vedete in giro, Berlusconi è cordiale con tutti e a lui piace giocare. Non c'è nessuno scandalo. A me pare di capire che i genitori di questa ragazza avessero scritto una lettera per chiedere un regalo. E il presidente, che è un uomo di cuore, l'ha fatto volentieri. Ma perché scrivete solo di queste cose? E non le migliaia di volte che va in un ospedale da chi soffre, oppure dai poveri che non arrivano a fine mese?». Giorgio Stracquadanio, spin doctor del Cavaliere, arriva di corsa alla Camera e, tra il serio e il faceto, spara subito: «Anche io lo chiamo papi. Che male c'è? Mia madre era del '37, aveva un anno in meno del presidente. Non ho anche io diritto di chiamarlo papi? Magari ci casca». Nessun appellativo affettuoso, invece, per Piero Testoni giornalista e deputato molto vicino a Berlusconi che punta il dito contro i media: «Titolo: veline e velone. Sottotitolo: i Fini giustificano i mezzi». E che vuol dire? «Guardate bene le firme di quelli che hanno scritto articoli in questi giorni. Firme e giornali. E tutto vi sarà più chiaro». Un punto su cui, non a caso, insiste molto anche il premier che, da Varsavia, parla di «bufala» e se la prende con la «stampa di sinistra» che ha voluto creare un caso ad arte. E Veronica? «Quello che dispiace è che abbia creduto ai giornali della sinistra» è il suo primo commento. Anche se poi, nel corso della giornata, dopo aver sottolineato più volte che «i miei figli mi vogliono un bene dell'anima, io sono il più amato tra i genitori non c'è niente di cui preoccuparsi», chiude il caso con una battuta delle sue: «Capita a volte alle donne di essere nervose...» E tanto per non lasciare qualcosa in sospeso Berlusconi spiega che il seminario a via dell'Umiltà «serviva per gli assistenti parlamentari e non per aspiranti candidate», che lui a Napoli al compleanno di Noemi è passato «a fare un brindisi» e che il padre della ragazza «è un vecchio amico socialista che era anche un autista di Craxi». Intanto però a Roma si continua a discutere. Così mentre un deputato scomoda addirittura Lombroso («se hai un bel volto e sei giovane sei per forza un cretino»), un altro, dietro promessa di anonimato, analizza l'uscita di Veronica: «Premesso che non credo che le parole della signora Berlusconi spostino un voto, sono particolarmente felice perché voleva fregarci ed è rimasta fregata. In lista non ci sono veline. Che dirà ora?»