La catastrofe: oltre 220 morti e migliaia di sfollati

Crolli dappertutto, la gente per strada, chi urla, chi scappa senza una meta, chi chiede aiuto. Chi cerca i parenti, gli amici. Chi invoca i soccorsi. Sono le 3,32, un'ora e una data che tantissimi non scorderanno mai. I sismografi segneranno 5,8 gradi della scala Richter con un'energia scatenata pari al 6,2. Una forza distruttiva che piega le case di pietra, ma anche le case più moderne. Ci sarà tempo per stabilire se erano state edificate con i criteri giusti. Ora non c'è spazio per le polemiche. Ci sono vite da salvare. Ci sono migliaia di persone che hanno bisogno di aiuto, urgente. Scattano i primi soccorsi. La situazione più drammatica appare quella alla casa dello studente de L'Aquila dove si scaverà per ore. In serata arriverà la bella notizia di sei giovani estratti vivi dopo ore di lavoro delicato e pericoloso tra le macerie. Sì, perché la terra ha continuato a tremare, anche se con intensità minore, per tutto il giorno. Ma non c'è solo l'Aquila che piange. Una città ormai fantasma che somiglia vagamente a quella che era fino a qualche ora fa. Un piccolo centro come Onna non esiste più, tanti i morti, tra cui la famiglia di un giornalista de Il Centro, lui e la moglie si sono salvati, ma non i loro figli nè il padre di lui. Storie così ce ne sono tante. Storie di disperazione e di morte. Anche Paganica è raso al suolo. Villa Sant'Angelo ha quasi la totalità delle case o distrutte o gravemente lesionate. Il bilancio delle vittime cresce. In serata si stende un primo bilancio i morti accertati sono oltre 220, ma tanti mancano ancora all'appello. E il timore è che dalla lista dei dispersi possano passare a quella dei morti è forte, angosciante. I feriti sono circa 1.500. Ma l'emergenza è data anche dalle decine di migliaia di sfollati. Nessuno tornerà o può tornare nella propria casa nei prossimi giorni. Forse nemmeno nelle prossime settimane o mesi. I soccorsi sono scattati subito, mobilitata la protezione civile. Bertolaso già all'alba è al suo posto a coordinare gli aiuti. Berlusconi rinuncia al viaggio a Mosca per correre in Abruzzo. Con lui c'è Maroni. Una presenza apprezzata anche dall'opposizione. Il premier garantisce l'impegno dello Stato, assicura che i soldi ci sono, e garantisce che nessuno sarà lasciato solo. Oltre all'impegno delle istituzioni c'è quello di un'intera nazione. Scatta una gara di solidarietà che coinvolge il Paese. C'è bisogno di sangue. Immediata la mobilitazione tanto che all'ora di pranzo, bisogna rimandare a casa i donatori. La prima emergenza è di salvare le persone sotto le macerie. È la prima preoccupazione. Ci sono i salvataggi che riempiono di speranze volontari e vigili. Ma il numero dei morti cresce di ora in ora. Si continua a scavare dove si pensa e si spera ci possano essere vite da salvare. A sera c'è un primo bilancio che fa onore a chi non ha mollato: 60 persone sono state estratte vive dalle macerie. Ma ci sono anche decine di migliaia di persone che hanno bisogno di aiuto perchè hanno perso tutto. I feriti vengono trasportati in altre città, l'ospedale dell'Aquila infatti è da evacuare. C'è chi si salva da solo, come la donna che dopo un cesareo con ancora la flebo attaccata si mette in macchina aiutata dai parenti. Oppure quei feriti che con le automobile dei familiari raggiungono da soli un ospedale a Roma. Chi può cerca e trova rifugio da parenti e amici in altre zone. Pescara non coinvolta nel terremoto è uno dei punti di arrivo per sfollati e feriti. Per per gli altri, per le altre migliaia che devono restare interviene la protezione civile. Si montano i primi campi, le tende, le cucine. Intanto si scava. Si salvano i vivi, e purtroppo si recuperano e si contano i morti. Si continuerà a scavare finchè permarrà un briciolo di speranza. Tutta Italia guarda all'Abruzzo. È solidale con l'Abruzzo così duramente colpito. Anche la polemica politica lascia il posto alla necessità di unire gli sforzi. Certo non manca chi in questa situazione così drammatica cerca di approfittare della situazione. Entrano in scena gli sciacalli, quelli che rubano i pochi beni che sono stati risparmiati dalla furia del terremoto. Alcuni vengono presi e arrestati. Si spera siano solo casi sporadici. Perché nel momento del dolore sono la solidarietà, i tanti piccoli atti di eroismo che meritano più attenzione. L'eroismo dei vigili del fuoco che non interrompono il proprio lavoro anche quando c'è il rischio di essere coinvolti nei crolli. E vengono alla luce i racconti dei sopravvissuti. C'è la ragazza salva perché ha deciso di accettare l'ospitalità di amici, la sua abitazione è crollata. O il rugbista che salva una donna con il marito sfondando a spallate una porta. C'è il giovane salvato da un cellulare. E ci sono le tragedie. Come quella della famiglia di una guardia forestale cancellata dai mattoni della propria casa. Si fa sera quando si tenta un primo bilancio. I morti ormai sembrano essere oltre 150. Si teme saranno molti di più. In migliaia si aggirano stremati in cerca di un rifugio per la notte. Stremati anche i soccorritori al lavoro dall'alba, mentre il cielo non risparmia l'ultima crudeltà. Nella zona colpita si abbatte un temporale. Nella notte la temperatura scende. E li, sotto le macerie, c'è ancora qualcuno da salvare. Per altri sarà inutile. A Roma si prendono le misure necessarie per affrontare l'emergenza. Il governo riferisce in Parlamento e affida pieni poteri a Bertolaso. Arriva l'annuncio che alcune linee di trasporto sono state ripristinate. Oggi l'Abruzzo è a terra. È nel lutto. Ma l'opera di ricostruzione è già cominciata.