Berlusconi: "Lo Stato è qui"

{{IMG_SX}}La notizia l'ha avuta in piena notte da Gianni Letta. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio avvertito da Guido Bertolaso di quello che era successo, ha telefonato al presidente del Consiglio. Berlusconi si trovava a Praga per il vertice Ue-Usa di domenica scorsa, pronto a partire per la missione di Confindustria a Mosca. Appresa la notizia, inizialmente l'idea era quella di rinviare la partenza per la Russia a oggi. Ipotesi rimasta in piedi poco tempo, fino a quando il presidente del Consiglio ha cominciato a ricevere le prime notizie del terremoto, i primi dati terribili sull'entità della scossa che ha messo in ginocchio tutto l'Abruzzo. Annulla il viaggio a Mosca, e decide di fare un sopralluogo di persona. Vuole andare lì, tra la gente, vuole andare direttamente sul posto e dire che lo Stato c'è in quella che lui stesso definisce «una tragedia senza precedenti». Il suo staff si mette subito a lavoro per organizzare il rientro prima in Italia e poi il successivo spostamento verso L'Aquila. Con un elicottero sorvola le zone colpite insieme ad alcuni collaboratori, tra loro anche il portavoce Paolo Bonaiuti. Non poteva credere alle immagini che si prospettavano dall'alto, uno spettacolo terribile. Il premier ha chiesto di fare un secondo giro su Onna, la frazione dell'Aquila più colpita dal terremoto, un borgo quasi raso al suolo. Dall'elicottero si vedono le file di bare distese alle porte del paesino. Sono tutti senza parole. La sede scelta per incontrare i giornalisti è la scuola della Guardia di Finanza di Coppito, una piccola frazione del capoluogo abruzzese. Una delle poche strutture pubbliche ancora agibili, in grado di poter ospitare i numerosi giornalisti arrivati a L'Aquila. Ad attenderlo ci sono i ministri dell'Interno e delle Infrastrutture, Maroni e Matteoli, il sottosegretario Bertolaso, il sindaco Massimo Cialente. In macchina con il premier c'è il presidente della Regione Gianni Chiodi. Subito una riunione con gli ultimi aggiornamenti: le vittime, gli sfollati, le misure prese, quelle da prendere. «Lo Stato è in campo», assicura il premier nel corso del briefing tenuto dentro una delle sale della scuola delle fiamme gialle, visibilmente lesionata dal terremoto. «La macchina dei soccorsi è al lavoro, ora l'obiettivo è tirare fuori le persone che sono ancora sotto le macerie». Nessuna polemica, dunque. Nessuna accusa. Non è il momento, spiega Berlusconi. Quando il premier parla ai giornalisti dà i dettagli, aggiorna sugli aiuti, assicura 5 mila soccorritori. Fosse stato per lui, forse, non avrebbe neanche parlato del "caso Giuliani" in conferenza stampa. A quanto racconta chi era presente alla riunione pre conferenza stampa, Bertolaso avrebbe però insistito, sottolineando al premier l'importanza di spiegare e raccontare la relazione fatta dalla Commissione Grandi Rischi tenutasi meno di un mese fa. «Non c'è nessun dato scientifico che possa far prevedere un terremoto», spiega il capo del governo ai cronisti, volendo così bloccare ogni voce sulla possibilità di poter essere al corrente per tempo di simili tragedie. Ma non aggiunge altro sulla questione. Mentre il presidente del Consiglio sta parlando in conferenza stampa arriva un'altra scossa: sono le 14.56. Un po' di paura anche tra i giornalisti. Il premier si ferma qualche secondo: «Eccone un'altra». Passa poi al bilancio di fine mattinata, solo provvisiorio, destinato a cambiare di ora in ora. Prima di tornare a Roma, dove in serata si svolge il Consiglio dei ministri straordinario, Berlusconi avrebbe voluto fare un giro in macchina per andare direttamente nelle zone colpite, e nei centri di raccolta degli sfollati. In molti, anche Paolo Bonaiuti, gli hanno consigliato di non farlo, per non intralciare i soccorsi e i lavori di recupero dei corpi sotto le macerie. Sono quasi le quattro quando Berlusconi riparte in elicottero per la capitale. Ma oggi sarà di nuovo qui, come annuncia ieri sera a Porta a Porta: «Rimarrò in Abruzzo tutto il giorno».