Il Pdl porti fiori a Craxi

E ancor prima, fu Craxi, allora soltanto assessore, a rompere il tabù dell'antifascismo avvelenato, invitando a casa sua, a Milano, ogni sabato sera, Romano Mussolini. Quando altri ospiti «compagni» espressero sdegno per la sconveniente contiguità col figlio del «puzzone», Bettino invitò Romano a restare e, prendendone uno per il lobo dell'orecchio — quando si arrabbiava, si arrabbiava — cacciò via quei maleducati ammalati di odio per aver troppo a lungo frequentato la scuola del socialcomunismo.  Fu Craxi, nel 1993, a suggerire a Berlusconi di manifestare in pubblico la preferenza per Fini a sindaco di Roma. E c'è, infine, il dato storico più importante. Sia pure in nome di un progetto utopico, bello, generoso, rivelatosi davvero impossibile, Craxi, cancellando non solo Lenin, ma anche Marx, dapprima, mettendo in campo Pierre-Joseph Proudhon, quindi Garibaldi, Mazzini e il pensiero risorgimentale, cominciò a tessere la tela del socialismo tricolore. Sull'altro versante, stante la crisi ormai irreversibile del modello comunista, Craxi chiese al Pci, prima di ogni dialogo, di fare finalmente i conti con la sua storia di crimini e di orrori. La mano tesa alla destra e il lavoro ai fianchi ai nipoti di Stalin e Togliatti facevano parte del medesimo piano, quello della costruzione di un grande, plurale, maggioritario partito socialista riformista, facendo rientrare nella casa madre del Psi tutti i fuorusciti, da destra e da sinistra. Lo stesso, insieme a Lelio Lagorio, col volume «Turati e Gramsci per il socialismo (1987)», con Mussolini terzo attore, cercai di contribuire al socialismo tricolore e all'edificazione dell'entusiasmante utopia di Bettino. Poi, venne il manipulitismo e l'Italia rischiò di finire schiacciata sotto la gioiosa macchina da guerra di Achille Occhetto, la via breve e diretta per garantire povertà, regresso e stato di polizia. Silvio Berlusconi ci salvò dal baratro e cominciò a coltivare, ben prima del discorso del predellino a piazza San Babila, l'idea della possibile reductio ad unum della frammentazione partitica italiana. Il nascente Pdl, certo, è un'altra realtà, ma già il Psi immaginato in grande da Craxi prevedeva la coesistenza di laicismo, cattolicesimo, riformismo, socialismo, radici greco-romane, giudaico-cristiane, tradizioni, amor di Patria, insomma, di storie variegate marcate da valori, comunque, coniugabili per il bene dell'Italia. Mi sembra sacrosanto, adesso che sta per nascere il partito degli italiani liberi, ricordarci di rendere un commosso omaggio alla memoria del padre dell'autonomia socialista. Direi, anzi, che, appena nato, il Pdl debba inviare una delegazione a portare un mazzo di garofani sulla tomba di Hammamet, appositamente prescelta da Craxi, si badi, perché da lì, mi disse, nei giorni di cielo terso, avrebbe potuto rimirare la Patria. Del resto, Berlusconi e Fini, onorando l'intelligenza politica e l'humanitas di Bettino, hanno dalla loro il nobile, altissimo precedente di Giovanni Paolo II, che, ignorando i Borrelli, i Di Pietro, i Colombo, i Davigo e sfidando il circo mediatico-giudiziario, non mancò mai di rappresentare tutto il suo affetto e la propria stima verso il nostro grande statista.