Neanche Guglielmi ce la fa e il Pd se la prende con il governo

Uno stillicidio di nomi, di incontri, di rinvii, di candidature vere e false, di rifiuti. La trattativa tra maggioranza e opposizione per trovare un'intesa sul prossimo presidente della Rai vive un'altra giornata convulsa. Una giornata che si conclude con l'ultimatum di Dario Franceschini al presidente del Consiglio. «Silvio Berlusconi - avverte il leader del Pd ospite di Ballarò - troverà un muro da parte delle opposizione se il suo progetto è quello di controllare la Rai attraverso il governo e Mediaset attraverso la sua famiglia». Il spiega che, dopo il rifiuto di Ferruccio De Bortoli e la bocciatura di Claudio Petruccioli, il Pd ha proposto il nome di Angelo Guglielmi, storico direttore di RaiTre con simpatie a sinistra, «una grande personalità che non è più nella politica».  «Ma la risposta - aggiunge - che c'è stata data è un no, con motivazione che mi vergogno di riferire, come, per esempio, quella dell'età. Al posto del presidente del Consiglio non lo fareì perché ha cinque anni più di Guglielmi». Franceschini quindi conclude: «A questo punto non ha più senso che noi proponiamo nomi che ci vengono bocciati. Prima bisogna fare chiarezza di fondo. Se vogliono togliere spazi di democrazia questo non è per noi accettabile». Immediata la replica del capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri, anche lui ospite di Ballarò: «Sono affermazioni non veritiere». Sarà, ma su una cosa non ci sono dubbi: ad oggi maggioranza e opposizione non hanno trovato un'intesa. E questo pomeriggio alle 16 è convocata l'assemblea degli azionisti di Viale Mazzini sede in cui il ministero del Tesoro, oltre a nominare il proprio rappresentante, dovrebbe indicare anche il nome di un possibile candidato presidente. E nonostante l'ultimatum del leader Pd, l'impressione è che le diplomazie siano ancora al lavoro. E se rimane sempre sullo sfondo la candidatura di Pierluigi Celli (gradito all'ala dalemiana del Pd e a parte del Pdl), risalgono le quotazioni dell'editorialista della Stampa Marcello Sorgi (ma il Pdl non gradirebbe) e dell'ex presidente dell'Autorita per le garanzie nelle comunicazioni Enzo Cheli. Quest'ultimo ha lasciato l'incarico a Corrado Calabrò quattro anni fa e quindi sarebbe giusto in tempo per superare lo scoglio dell'incompatibilità previsto tra le due cariche e del quale aveva già fatto le spese Alfredo Meocci (lui era consigliere Agcom ndr) quando fu nominato direttore generale della Rai. E, nel ricorrersi delle voci, pare che il giudizio del premier Berlusconi sulla candidatura di Cheli sarebbe stato meno freddo. Anche perché si tratta pur sempre di una figura istituzionale. Una cosa è certa, la vicenda della presidenza Rai sta diventando una patata sempre più bollente nelle mani di Dario Franceschini e Gianni Letta che si rimandano la palla alternando telefonate a incontri, alla ricerca dell'accordo. Un'intesa resa necessaria dalla legge, quella Gasparri che stabilisce che per dare il via libera al presidente serva il voto dei due terzi della commissione di Vigilanza. Una morsa dalla quale i due dialoganti non possono uscire. L'intenzione degli attori sarebbe comunque quella di presentare il nome del candidato questo pomeriggio tanto che, per abbreviare i tempi, il presidente di Palazzo San Macuto Sergio Zavoli ha già convocato la commissione per le 14.30 di oggi così da poterla trasformare in «un'urna» nel momento dell'ufficializzazione.