Una tantum sui ricchi la Lega apre ai Democatici

Il sodalizio tra Pd e Lega non è mai stato così forte. Ci mancava solo che Dario Franceschini lanciasse la proposta al governo di «mettere a disposizione, per il 2009, 500 milioni di euro alle associazioni di volontariato e ai Comuni per affrontare la povertà estrema» finanziando il fondo attraverso «un contributo straordinario di due punti di Irpef chiesto ai redditi alti cioè circa 120mila euro» per creare qualche difficoltà alla maggioranza. Infatti se da un lato il ministro per le Riforme, Umberto Bossi, si è lanciato in un sostegno incondizionato «può anche andare bene», il Pdl, con il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi, ha tuonato: «Ipotesi assurda». Ma il vero terreno sul quale valutare la grande collaborazione tra il partito di Bossi e quello di Franceschini è sicuramente un altro. Ovvero il federalismo fiscale che pone il Pd davanti ad un bivio: cavalcare questo cavallo vincente, o rischiare, soprattutto al Nord, di perdere ulteriori consensi alle prossime elezioni amministrative di giugno, regalando ai leghisti tutto il merito del provvedimento. Ma, se da un lato, per il Pd, un possibile accordo sul disegno di legge sarebbe finalizzato esclusivamente ad evitare ulteriori crolli elettorali, dall'altro consentirebbe al Carroccio di potersi fregiare di aver portato a compimento una delle più importanti riforme dell'ordinamento dello Stato con un ampio consenso parlamentare. E proprio per arrivare a questo risultato si sono schiarati, in prima linea, sia Umberto Bossi, sia il ministro per la Semplificazione normativa, Roberto Calderoli, che, già dall'estate scorsa avevano iniziato a tessere strette collaborazioni con esponenti del Pd per ottenere un testo quanto più condiviso. Una strategia che, politicamente parlando, ha già ottenuto un ottimo risultato il 22 gennaio scorso quando il maggior partito dell'opposizione ha deciso di astenersi dal votare il testo al Senato, e che ora sembra aver conquistato, sempre dal Pd, un piccolo riconoscimento anche alla Camera. Così, in una nota, i capigruppo delle commissioni Bilancio e Finanze di Montecitorio, Pierpaolo Baretta e Alberto Fluvi, hanno sottolineato: «Un cauto passo in avanti è stato fatto ma ancora insufficiente». Ieri intanto, nelle stesse commissioni, il forzista Antonio Leone e Antonio Pepe di An, relatori del testo, hanno presentato un nuovo pacchetto di una decina di emendamenti che vanno ad aggiungersi agli oltre trenta depositati lunedì e a uno del governo che prevede un parziale rafforzamento del ruolo della commissione bicamerale di controllo dei decreti attuativi della delega. Numeri decisamente inferiori rispetto ai 248 presentati dal Pd e proprio su questi si capirà quanto a Calderoli e colleghi interessi portare a casa una riforma realmente condivisa. Il parere favorevole dato lunedì notte ad alcuni emendamenti «di sostanza» dei Democratici hanno fatto ben pensare il partito di Franceschini che è riuscito a portare a casa la cancellazione della riserva di aliquota Irpef tra le fonti che le regioni utilizzano per finanziare le spese essenziali. Via libera poi anche ad un'altra proposta del Pd che mette in capo ai presidenti delle Camere la nomina della presidenza della commissione bicamerale per i decreti attuativi della delega. La maggioranza ha fatto poi anche una mezza apertura riguardo l'inserire nelle funzioni fondamentali il trasporto pubblico locale, introducendo, il concetto di «livello di servizio minimo» che il Pd vorrebbe fosse esteso anche ai beni culturali. Limature ancora non sufficienti per il Pd che, per Pierpaolo Baretta e Alberto Fluvi quindi «non consentono ancora di formulare un giudizio di apprezzamento generale sulla manovra in quanto restano da risolvere alcuni importanti nodi tra cui la definizione per legge dei Lep (livelli essenziali di prestazione), il patto di convergenza, la perequazione delle funzioni non fondamentali degli enti locali e l'inserimento dei beni culturali tra le funzioni fondamentali, la programmazione pluriennale per il Mezzogiorno, il ruolo e i poteri della commissione Bicamerale». Ieri sera intanto alle nove e mezza sono iniziate le votazioni che dovrebbero procedere a raffica oggi e domani, così da permettere che il testo possa arrivare in Aula per la discussione generale lunedì prossimo.