La Camera caccia la Iervolino

Così, Pier Ferdinando Casini, si dissocia appieno dall'esito di una votazione convulsa, che ha visto la maggioranza andare contro le indicazioni del governo, con Idv e Pd che hanno abbandonato l'emiciclo e l'Udc che si è astenuta dal voto. Di fatto l'esecutivo, rappresntato in seduta dal sottosegretario dell'Interno Michelino Davico, ha espresso il parere negativo sui punti più sensibili della mozione presentata dal deputato del Pdl, quota An, Amedeo Laboccetta: vale a dire, la richiesta di rimozione del sindaco di Napoli per motivi di «ordine pubblico» e l'invio nel capoluogo campano di una commissione ministeriale di indagine. Sugli altri due punti del documento (la revoca dei poteri straordinari concessi al sindaco e l'impegno del governo a riferire presto in Aula sulla vicenda), il governo invece ha dato il suo avallo. Ma tanto è bastato all'opposizione per cercare, in tutti i modi, di rinviare il voto. Tentativi vani, visto che il presidente di turno dell'assemblea Antonio Leone (Pdl) non ha sentito ragioni. Di qui la decisione dei Democratici e dell'Italia dei Valori di uscire dall'Aula. E non solo. In prima fila il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini prima ha cercato di convincere il centrodestra ad astenersi, e poi ha scelto di non votare poiché «una Camera che chiede di revocare un sindaco compie un'invasione di campo che cozza contro i principi dell'autonomia degli enti locali e del federalismo». Dunque, la conclusione del centrista è stata perentoria: «Una cosa del genere non la posso votare, è una piccola mazzata alla credibilità delle istituzioni». Ma al tempo stesso Casini ha chiesto ai suoi deputati di restare in Aula. Insomma, il caos. Sul quale, incurante di tutto il resto, preferisce soffermarsi Rosa Russo Iervolino per la quale «è inammissibile che il Parlamento entri nella vita interna di un Comune chiedendo la rimozione del sindaco e lo scioglimento del Consiglio. Si tratta allora di un pasticcio istituzionale messo in piedi per incongrui tatticismi politici, a tutto danno degli interessi della città». Sarà, ma quello che salta agli occhi, va ben oltre la seduta convulsa. Parola di Giuseppe Scalera, del direttivo parlamentare del Pdl, che punta il dito in un'altra direzione: «Il problema - replica così allo stupore del sindaco di Napoli - non è il voto espresso dalla Camera, ma la condizione politica che pone in crisi anche il coraggio della Iervolino nel difendere il mandato popolare». Insomma, taglia corto il piddiellino, «la pronuncia della Camera esprime un sentimento diffuso (il malcontento sull'operato della Iervolino ndr). Ignorarlo sarebbe un terribile errore».