Genchi: si ipotizza l'abuso d'ufficio e violazione della privacy

E dietro ogni numero, utenza, codice fiscale, non solo degli indagati delle inchieste Why Not e Poseidone e i loro interlocutori, tra cui l'ex guardasigilli Clemente Mastella, ma anche utenze riferibili alla presidenza del Consiglio, al Senato e alla Camera, e soprattutto di quelle di funzionari dei servizi segreti. Questa la massa di informazioni raccolte da Gioacchino Genchi ex consulente dell'ex pm Luigi De Magistris, che la procura di Roma dovrà valutare se sono state in suo possesso oltre il dovuto o «incrociate» indebitamente con altri dati del suo ormai famoso archivio. Per questa ipotesi di lavoro dei magistrati di piazzale Clodio, Genchi è stato iscritto nel registro degli indagati per le ipotesi di reato di abuso d'ufficio e violazione della legge sulla privacy in relazione all'articolo 167 che disciplina il trattamento illecito dei dati personali. L'iniziativa di indagare Genchi è stata assunta dal vertice della procura di Roma: dal procuratore Giovanni Ferrara e dai procuratori aggiunti Nello Rossi e Achille Toro. L'attenzione dei magistrati, alla luce di ciò che è venuto alla luce dalle audizioni al Copasir di funzionari della Telecom e del Ros, è dunque massima per una indagine che potrebbe coinvolgere, come vittime, le massime istituzioni dello Stato, e anche vertici di aziende, imprese nazionali, fino alla delicatissima posizione dei vertici dei servizi di sicurezza i cui dati sono stati annotati da Genchi nei faldoni Why Not e Poseidone. I magistrati per ora sono in possesso «soltanto» di poco meno di 600 mila «intestazioni anagrafiche», giunte a Roma dalla procura generale di Catanzaro.