Ma è stato un incidente o c'era una intenzione nel rivolgere ...

È molto probabile che Di Pietro cercasse, nell'intervento di ieri, deliberatamente di provocare il Colle. Questa convinzione nasce dal fatto che il mondo giustizialista sente di essere arrivato all'ultimo miglio. Ancora qualche passo e sono al trionfo o al baratro. Per trionfare devono radunare le forze, chiamare a raccolta tutti i «grillismi» o «travaglismi» o «santorismi» per costruire l'idea che solo il Partito di Di Pietro rappresenta l'opposizione in Italia. Di Pietro vuole lucrare sulla disaffezione di aree vicine al Partito democratico di Veltroni e su una cultura anti-politica che è largamente diffusa a sinistra come a destra. Scuotere il ramo più alto delle istituzioni deve essere apparso al capo dell'Italia dei Valori lo sbocco necessario di una strategia tutta di attacco. La marcia di Di Pietro verso un nuovo successo elettorale non è, infatti, così facile. Il «caso Genchi» può rivelarsi una vera trappola. Fino a quando la gente di sinistra si farà chiamare in piazza per difendere uno spione? E che fine farà il movimento giustizialista ora che scopre di non avere con sé tutta la magistratura ma fa blocco con poche procure e in un conflitto aperto con il Csm e gran parte del mondo politico? Mai come in questo caso la strategia di attacco e quella di difesa si confondono. Di Pietro è costretto ad attaccare perché, a un passo dal probabile successo alle europee, deve chiamare a raccolta tutti gli scontenti di destra e di sinistra. Al tempo stesso l'evoluzione del dibattito nella magistratura sta rafforzando i suoi legami con alcuni ex colleghi e recidendone altri. Di qui le parole ingiuriose sul capo dello Stato, il proclamarsi vittima di censure e di assedio da parte di istituzioni e partiti politici. L'accelerazione che Di Pietro ha dato alla sua pretesa di far fare un balzo in avanti al movimento giustizialista ha riaperto una vecchia ferita nel Pd. Veltroni ha subito preso le distanze dal leader dell'Italia dei Valori e ha difeso il Capo dello Stato. Uno dopo l'altro, e con parole di condanna, sono intervenuti altri esponenti del Pd. Non si sfugge, tuttavia, al quesito di fondo: chi ha creato il fenomeno Di Pietro? Prima di Veltroni, Di Pietro navigava nelle acque basse della politica italiana, persino il mondo radical lo snobbava. Dopo l'alleanza con il Pd è tutto cambiato. Sono arrivati i voti e sono arrivati anche i consensi di ambienti intellettuali che prima gravitavano in altre orbite. Il caso più clamoroso è quello dello scrittore Andrea Camilleri che ha dato vita ad un micro-partito che dovrebbe confluire nelle prossime consultazioni con l'Italia dei Valori. Quando Veltroni si deciderà a rompere con l'ex Pm? Peppino Caldarola