"Berlusconi denigrò i pm di Napoli"

 La reprimenda è contenuta in una delibera approvata a maggioranza dalla Prima Commissione e che domani sarà all'esame del plenum. Le espressioni contestate a Berlusconi risalgono al dicembre del 2007, quando il premier venne indagato per corruzione e istigazione alla corruzione dalla procura di Napoli per la vicenda di segnalazioni di attrici all'ex direttore generale di Rai Fiction Agostino Saccà, e la presunta compravendita di senatori. «L'armata rossa delle toghe si rimette in movimento», affermò allora Berlusconi. Mentre Paolo Bonaiuti disse che la situazione italiana dopo questa iniziativa giudiziaria era paragonabile «al Cile di Pinochet». Di fronte a quelle che ritennero «aggressioni verbali» di «carattere gravemente destabilizzante» , 18 consiglieri del Csm su 24 chiesero e ottennero l'apertura di una pratica a tutela dei pm di Napoli; pratica di cui la delibera che sarà discussa domani dal plenum rappresenta la conclusione. «Chi è imputato in un processo, chiunque sia, ha il diritto di difendersi nella maniera più ampia», ma «non è manifestazione di tale diritto l'uso di espressioni denigratorie verso il singolo magistrato o l'attività giudiziaria», scrive la Prima Commissione. Ed è quello che «purtroppo» è «accaduto» in questo caso.Il Csm riafferma quindi «l'esigenza che da tutti siano rispettati la professionalità e il prestigio dei magistrati, giacchè la lesione di tali valori incide direttamente sull'indipendente esercizio delle funzioni giudiziarie». È alla luce di tutto questo che il Csm «ritiene necessario, tutelare i magistrati a cui sono riferite le espressioni utilizzate dagli onorevoli Berlusconi e Bonaiuti, che, anche in ragione della loro gravità e genericità, appaiono manifestamente idonee a delegittimarne l'operato».