All'ombra del Vesuvio anche il centrodestra batta un colpo

Questa Napoli ha inaugurato l'anno assistendo, più o meno impotente, al rogo capodannesco di Piazza dei Martiri, il detto salotto buono della città, ed ha avuto il record del primo morto sparato per essere stato accidentalmente colpito da una persona che riteneva di salutare l'anno nuovo a colpi di pistola, mentre la vittima si affacciava dal proprio balcone per richiamare a casa il fratellino, preoccupato che potesse essere colpito da botti o petardi. Questa Napoli, fin troppo tollerante, a tratti vile, ma profondamente dolente e vitale, percepisce , sublimata, la propria vitalità attraverso il dolore profondo di questi giorni. È questo un dolore che la rende irrimediabilmente distante dal proprio Sindaco e dalla Istituzione che cerca di tenere in piedi. È anche una Napoli culla di Giurisprudenza, con il numero tradizionalmente più alto d'Italia di Magistrati ed Avvocati, che non può non leggere con stupore, disagio e perplessità, interi, lunghissimi, integrali stralci di verbali coperti da segreto, intercettazioni telefoniche, parimenti coperte da segreto, ed atti d'indagine relativi all'inchiesta giudiziaria che sta scuotendo dal profondo il Comune di Napoli. Questi atti, che hanno costituito il leit motiv dei giornali a Natale e Capodanno, hanno offerto ed offrono una visione invero parcellizzata e confusa di quanto va accadendo, agevolano la celebrazione di processi mediatici senza aiutare a comprendere, ma offrono una quadro abbastanza desolante di una politica confusa, dagli eventuali profili criminali tutti da chiarire, ferita duramente da un uso delle intercettazioni e della custodia cautelare sul quale tanto vi sarebbe da obiettare, ma certamente abissalmente lontana da quei contenuti culturali e di valore che sarebbe lecito chiedere all'azione di chi amministra il bene pubblico. Nel ribadire, così, la necessità di respingere e criticare un siffatto uso mediatico della giustizia (non è inutile ribadire candidamente che la propalazione di atti segreti d'indagine integra anch'essa un reato) che spesso contamina ed inficia anche l'efficacia del prodotto finale delle indagini, non può non osservarsi che assessori definiti «sfrantummati» con espressione dello stesso Sindaco, riportata a verbale dagli inquirenti e prontamente resa pubblica dagli organi d'informazione, hanno svolto per lunghi anni azione di governo nella terza Città d'Italia e viene pertanto da chiedersi se, come e perché un giudizio così radicale ad opera del Primo Cittadino sia stato reso possibile solo da un intervento giudiziario che per il solo fatto di essere appena nella fase delle indagini preliminari, potrebbe e dovrebbe giustificare un diverso garantismo nel giudizio, specie con riferimento al vertice di quell'Esecutivo locale al quale ogni assessore è legato da uno specifico rapporto di natura fiduciaria. Ma la tragicità delle vicende napoletane è testimoniata anche dal fatto che uno di quegli assessori, morto suicida prima di venir colpito da una delle misure cautelari, ha dato vita ad un'azione tanto estrema da meritare un pietoso silenzio tendente ad escludere la qualificazione pure data di «sussulto di orgoglio» ed imporre una profonda riflessione sul gravissimo corto circuito politico e sociale che ha colpito questa città. Intendiamo dire che la necessità di un profondo cambiamento a Napoli non deve essere imposta dall'iniziativa giudiziaria doverosa ed obbligatoria, ma dal poco apprezzabile clamore, ma s'impone per quel senso irrimediabile di non credibilità che accompagna ormai da tempo l'assetto politico della città. Il Governo Berlusconi ha, con decisione e con coraggio, affrontato il dramma dei rifiuti. Ma l'aver restituito ad un'intera popolazione le condizioni minime di salubrità di vita non basta. Oggi s'impone, pertanto, una rivoluzione copernicana che coinvolga anche l'opposizione di centrodestra per lunghissimi anni pressoché assente e che, con il Popolo della Libertà, ha impostato a Napoli e nella Campania un'intera campagna elettorale nel segno del rinnovamento e del cambiamento, e che oggi non può e non deve restare semplice spettatore, avendo ottenuto, proprio su quella proposta di cambiamento, un risultato tra i più alti a livello nazionale. Se, perciò, la politica tutta vuole davvero riappropriarsi di quei profili promozionali e di sviluppo sociale che devono esserle propri, è indispensabile comprendere che le vicende giudiziarie non possono essere il presupposto per un avvicendamento che saprebbe solo di cinico contropiede. Le indagini sono, invero, solo la punta peraltro tardiva, di un'iceberg di mal governo, mal costume, disinteresse al quale oggi l'opposizione deve rispondere con una proposta concreta, nuova e fattibile. Napoli non ha bisogno né desiderio di un rimpasto del vecchio. Napoli necessita di volti nuovi, di spazi puliti nella politica, di un nuovo corso che punti al cambiamento di tutte le sue Istituzioni, al ripristino anche drastico della legalità in ogni sua forma, al rilancio dello sviluppo, dell'economia e dei settori produttivi non assistiti. Napoli ha bisogno di cambiare per non morire, prescindendo da dubbie azioni salvifiche che piovano dall'alto, ma intessendo una nuova vera ragione politica di cambiamento. Di questo e non di cupi e dolorosi diversi sussulti di orgoglio Napoli ha bisogno.