«Sulla giustizia non lasciamoci dettare la linea da Tonino»

Insomma, un protagonista della vita giuridica del nostro Paese. Cosa ne pensa delle prove di dialogo tra Pd e Pdl sulla riforma della giustizia? «Mi sembra indispensabile. Non può esserci nessuna riforma seria senza condivisione. Quando noi riformammo l'articolo 111 della Costituzione (quello che regola il processo ndr), ad esempio, il relatore era il senatore Pera. Più condivisa di così». Tra l'altro, negli ultimi giorni, anche il Pd ha attaccato i giudici. Ormai parlate la stessa lingua? «Per favore non confondiamo le cose. Un conto sono le critiche legittime e motivate a un provvedimento, un altro gli insulti. Quando, ad esempio, Berlusconi censurò i modi con cui gli venne notificato l'avviso di garanzia nel 1994 aveva le sue ragioni. Ma il più delle volte il presidente del Consiglio dice cose offensive». Perché erano motivate le critiche all'ordinanza che ha revocato gli arresti domiciliari al sindaco di Pescara Luciano D'Alfonso? «Il gip ha dimenticato che D'Alfonso si era dimesso il giorno prima dell'arresto. Una cosa sono le accuse, un'altra la privazione della libertà personale. Quello che è accaduto è un fatto sicuramente discutibile. E poi posso criticare i provvedimenti del governo, perché non posso censurare quelli della magistratura?» Quali pensa possano essere i punti di condivisione tra Pd e Pdl? «Il problema vero della giustizia è la lunghezza dei processi. Non credo sia complicato individuare strumenti per migliorare la situazione. Il 39,6% dei procedimenti, ad esempio, viene rinviato per difetto di notifica perché le citazioni arrivano via posta. Io ho un processo domani, la notifica mi è arrivata via fax lunedì scorso. Non si potrebbe procedere sempre così?» Non crede occorra fare qualcosa per tenere separate politica e magistratura? «Quando i magistrati indagano su fatti di corruzione intervengono su un reato. Non c'è alcuna interferenza nella sfera politica. Certo, talvolta ci sono degli eccessi, ma sono più preoccupato dall'indifferenza della politica nei confronti della giustizia che impedisce di fare riforme». A proposito di politica e magistratura, cosa pensa delle inchieste che stanno colpendo l'Idv? «I politici che gravitano intorno all'Idv sono uguali a quelli di Pd e Pdl e quindi, quando ci sono reati, vanno perseguiti. Condivido la posizione di Di Pietro quando dice che la giustizia deve andare avanti ma, fossi al suo posto, farei una riflessione più approfondita su come viene selezionata la classe dirigente del partito». Crede che questo darà al Pd la possibilità di sottrarsi dalla morsa giustizialista dell'Idv? «Mi sembra che Di Pietro, su alcuni temi, abbia una linea forte. Il Pd deve essere in grado di presentare un proprio progetto di riforma altrettanto forte. Su questo, poi, potrà confrontarsi con tutti».