«Hanno ragione entrambi Faremo tutte le riforme»

Be', Berlusconi sogna il presidenzialismo e il ministro per le Riforme afferma che non c'è spazio. Sono in contrasto? «Hanno entrambi ragione». Sembrano dire due cose opposte. «No, assolutamente. Berlusconi pensa che il presidenzialismo sia il miglior assetto per lo Stato. Ritiene che sia necessaria una riforma ma non ha indicato un tempo, ovvero non ha detto che si debba fare subito. E Bossi spiega che in questo momento non è possibile, ed è vero visto che il Parlamento sta per affrontare due grandi riforme: federalismo e giustizia». Insomma, per il presidenzialismo se ne parlerà solo nella seconda parte della legislatura? «Sì, prima si deve sviluppare un confronto politico-culturale per inquadrare il problema e definirlo sul terreno di proposte di legge. Tenga conto che proprio l'accentuazione del federalismo richiede al vertice dello Stato un leader istituzionale e politico forte». Senta, ma successione a Berlusconi presidenzialismo sono due concetti che vanno di pari passo? «Chi lo fa compierebbe una ricostruzione non arbitraria. Ma non credo si possa dire altro». E Bossi? È nervoso perché vede porre altri punti all'ordine del giorno? «Non ne avrebbe motivo. Il federalismo è al primo punto all'ordine del giorno, la giustizia al secondo». La Russa dice che non gli risulta ancora l'accordo sulla giustizia. «A me risulta di sì, restano aperte alcune questioni meramente tecniche. Quelle sul "pm poliziotto" e altri aspetti. A gennaio in Consiglio dei ministri arriverà un primo progetto, poi ci sarà un ampio lavoro di audizioni in Parlamento, tra cui rappresentanti dell'Anm e delle camere penali». E lei pensa che con il Pd si possa aprire un dialogo? «Me lo auguro. Chi viene dall'esperienza del Pci aveva due strade davanti: o fare un partito veramente riformista e socialdemocratico o fare il partito dei giudici. Mi sembra che Veltroni stia prendendo questa seconda via». Ma perché? È ricattato? «A vedere dall'esterno è molto succube di Di Pietro. Il quale per esempio è molto informato sulle attività di talune procure». Di quali procure? «Per esempio di quanto avviene a Napoli dove sembrano essere usciti di scena personaggi che forse potevano essere ricondotti all'Idv». E nell'inchiesta di Napoli potrebbero venire fuori sorprese per Veltroni? «Questo non lo posso sapere. Ripeto, a vedere dall'esterno sembra che se le aspettino. Ma qui la questione è più complessa». Più complessa? «Vede, il finanziamento ai partiti avveniva per Dc e Psi attraverso le correnti. Nel Pci invece c'era una sorta di "compartimentazione" fra chi faceva politica e toccava pochi soldi e chi si occupava di questa specifica attività; poi il Pci era finanziato dall'Urss, dalle coop rosse e dagli industriali amici: era il finanziamento più irregolare che ci fosse. Oggi a sinistra, nel Pd, comandano essenzialmente gli amministratori locali. D'altro canto furono loro a volere il partito dei sindaci e dei presidenti delle Regioni. Quello che sembra emergere sono alcune malefatte di taluni amministratori che loro hanno tanto osannato in questi anni. Verrebbe da dire: chi è causa del suo mal pianga se stesso». Ma perché solo oggi si indaga a sinistra? «Perché sono saltate le copertutre politiche». Le coperture? «Pensi soltanto a Violante. Probabilmente è saltato il sistema di protezione che ha salvato il Pci negli anni di tangentopoli. Violante dal 1989, negli anni successivi, ha costruito un sistema assai complesso per la difesa e l'attacco sul piano giudiziario. Oggi non è più così e a sua volta lo stesso Violante sostiene posizioni accettabili sul terreno della riforma della giustizia».