Quanti errori nella guerra tra toghe

Punto di partenza può e deve essere l'intervento del Presidente della Repubblica teso al ripristino di regole violate in una vicenda surreale ed a tratti volgare che all'indomani della sua esplosione pareva addirittura voler strumentalizzare la stessa figura del Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura coinvolgendolo in un chiacchiericcio, travestito da attività investigativa. Il Presidente della Repubblica ha saggiamente riportato in ambiti di razionalità e correttezza una vicenda di derive e delirio, a difesa di quella magistratura della quale è vertice e garante a termini di Costituzione. Per amore di verità si ricordi che gli uffici coinvolti nella vicenda non sono di pari grado. La Procura Generale di Catanzaro proseguiva infatti indagini intraprese dal dottor De Magistris e ad essa assegnate dalla Corte di Cassazione dopo che, con pronunce passate tutte in giudicato e definitive, il Consiglio Superiore della Magistratura e la Corte di Cassazione stessa aveva trasferito il magistrato ad altra sede, dichiarandolo incompatibile con le funzioni requirenti, proprio per gravi irregolarità riscontrate, nella condizione di quest'ultimo, delle stesse indagini. La Procura di Salerno procede, invece, nella sua qualità di inquirente naturale per i Giudici di Catanzaro e quindi perché investita sia delle denunce presentate contro il dottor De Magistris, sia per le denunce da quest'ultime presentate in ordine al presunto complotto ai suoi danni. La significativa presa di posizione del Presidente della Repubblica, garante della Costituzione, impone, pertanto, sempre per amore di verità di verificare i criteri di assegnazione dei relativi procedimenti concernenti le rispettive e contemporanee posizioni di indagato e parte offesa del Magistrato e verificare le modalità ed i tempi di iscrizione nonché i tempi e i modi di gestione dei fascicoli. Altro aspetto da comprendere è perché vi sia predisposto un irrituale Decreto di perquisizione di migliaia di pagine con al proprio interno tantissimi stralci di atti tutti coperti dal segreto, spesso inconferenti rispetto alle indagini, frequentemente privi di rilievo penale ed in tal modo messi a completa disposizione di alcuni giornali, al di fuori di ogni regola giuridica e di civiltà. Da questa vicenda emerge poi la disponibilità in capo ad un consulente del pubblico ministero di una banca dati relativa a migliaia di persone, rispetto alla quale occorrerebbe accertare se i dati acquisiti lo siano stati nel rispetto della legge, se lo siano stati a carico di persone realmente toccate dalle indagini, se le modalità di raccolta dei dati abbiano sempre rispettato le regole del Codice di Procedura Penale, visto che i numeri che emergono non sono secondi neppure alla vicenda Telecom, per un'attività che, ricordiamolo, già nel 2007 il Ministero della Giustizia ebbe modo di calcolare come liquidata per costi complessivi superanti il milione di euro. In un periodo triste per chi ha creduto e crede nella legalità, nel garantismo e nella giurisdizione, l'iniziativa del Presidente della Repubblica appare oggi come la luce in fondo al tunnel dove vogliamo credere e crediamo il Ministro, il Parlamento e la Magistratura vorranno e sapranno trovare i modi e i termini di riforme vere e di sistema nel principale interesse supremo della giurisdizione, gravemente lesa da vicende come questa ed autorevolmente e saggiamente tutelata dal Presidente Napolitano.