Veltroni dialoga. Anzi no

Ma qualche ora dopo, parlando a Roma in una sezione storica per gli ex Pci, quella di via dei Giubbonari, ha cambiato decisamente tono attaccando a testa bassa il premier: «Berlusconi non è l'uomo delle istituzioni e del dialogo. Nel Paese c'è un clima politico infernale voluto da chi governa». «Ma ora — ha proseguito — è finito il tempo dello spettacolo, ora è venuto il tempo delle cose serie». Nel pomeriggio, intervenendo in aula, Veltroni aveva usato toni molto più morbidi, concilianti, quasi a cercare di riannodare un filo di collaborazione che lui stesso aveva interrotto qualche mese fa. «La mia proposta di un tavolo a palazzo Chigi — ha spiegato — non è solo per un clima politico e sociale di non conflittualità, ma è una proposta fatta anche per fronteggiare la grave emergenza che sta attraversando il Paese». Con l'obiettivo, ha proseguito, di non arrivare ai primi mesi del 2009 «quando la crisi toccherà il suo picco, in un clima di conflittualità di cui non abbiamo proprio bisogno» Ma già in aula il segretario del Pd aveva poi spiegato di essere scettico sulla copertura degli 80 miliardi annunciati dal governo per il sostegno alle banche, ribadendo l'invito a Palazzo Chigi a «mettere l'accento sulla crescita con sostegni a salari e piccole e medie imprese». Invocando «un patto tra produttori, tra chi fa economia reale, perché di economia di carta siamo affogati, perché si uniscano in un patto di solidarietà con il Paese per una strategia di sostegno alla crescita ed allo sviluppo e contro il rischio di impoverimento del Paese su cui ci mettono in guardia l'Istat e la Caritas». Per questo, ha proseguito, servono «elementi di forte discontinuità, specie nel campo della scuola e delle politiche ambientali, creando un clima politico e sociale più consapevole». E non sono mancate neppure le critiche a Giulio Tremonti, colpevole di aver proposto «un Dpef che ha sbagliato la valutazione sul ciclo economico». Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, ha messo in guardia il Pdl dai continui cambi di rotta di Veltroni: «È evidente che siamo aperti al confronto con l'opposizione sui temi della politica economica. Nel merito, però, non possiamo fare a meno di rilevare che il Pd fa propaganda più che proposte convincenti di politica economica. Infatti, dopo aver mobilitato la piazza contro la riduzione della spesa pubblica, ora parla di riduzioni fiscali senza copertura. È evidente, infatti, che, vista anche l'entità del debito pubblico che caratterizza il nostro Paese, se prima non si riduce la spesa pubblica poi non si possono ridurre le tasse. D'altra parte, ogni volta che la sinistra è stata al governo le tasse sono solo cresciute».