Tremonti: Irpef più leggera e bollette meno salate

La crisi economica sta colpendo anche Paesi finora ritenuti al riparo e tutti gli istituti di ricerca sono concordi nel ritenere che durerà a lungo, di sicuro per tutto il prossimo anno. Ne consegue che gli interventi devono essere immediati e efficaci. Il premier potrebbe annunciare già oggi le misure che il governo intende prendere. Il problema, su cui Tremonti ha innescato un vero e proprio braccio di ferro con Berlusconi, è di rispettare i vincoli di bilancio. E questo esclude la detassazione delle tredicesime perchè troppo costosa anche se vantaggiosa sul fronte dei consumi. L'obiettivo del governo è di iniettare un po' di liquidità soprattutto tra i ceti meno abbienti per rimettere in moto i consumi approfittando della propensione alla spesa che di solito accompagna le feste natalizie. Il pacchetto per famiglie e imprese che Berlusconi e Tremonti presenteranno a breve, sarà quindi a due velocità: interventi con conseguenze immmediate e misure con ricadute nel medio e lungo periodo. Complessivamente il costo sarà pari a 80 miliardi e comprenderà anche maggiori fondi per gli ammortizzatori sociali. Tra le ipotesi allo studio per il sostegno dei redditi, c'è la riduzione per lavoratori dipendenti e autonomi dell'acconto Irpef di novembre che oggi è pari al 99% delle tasse pagate nell'anno corrente. Il taglio potrebbe essere pari a 2-3 punti. Si tratterebbe però solo di un rinvio delle imposte che comunque dovrebbero essere pagate l'anno prossimo. Sul tavolo anche un assegno o un bonus fiscale, una tantum, per i redditi bassi (possibile una soglia di 10.000 euro l'anno). Il ministero dello Sviluppo Economico ha pronti 800 milioni da destinare a sconti sulle bollette di luce e gas anche con effetto retroattivo e operativi da gennaio, febbraio prossimi. Per usufruire degli sconti (tra i 60 e i 140 euro l'anno) bisogna avere un reddito massimo di 23.000-25.000 euro. Per i meno abbienti a dicembre sarà a disposizione la social card, la carta prepagata da 400 euro l'anno per 1,3 milioni di cittadini prevista dalla Manovra d'estate. È anche rispuntata l'ipotesi del quoziente familiare (il sistema fiscale che premia le famiglie numerose in quanto il prelievo diminuisce al crescere del numero dei componenti) in una formula soft, ovvero con una introduzione graduale, compatibile con le risorse che possono essere messe sul piatto. Per le imprese allo studio la proroga della detassazione degli straordinari e dei premi aziendali di produzione; un taglio dell'Irap attraverso la possibilità di detrarre la parte dell'imposta relativa al costo del lavoro dall'Ires; la riduzione degli acconti fiscali dell'Ires oggi del 100%; l'Iva per cassa, ovvero la possibilità di pagare l'Iva non al momento della fatturazione ma al momento dell'incasso. Per le piccole e medie imprese che accedono al credito, un fondo di garanzia pari a 600 milioni; poi il rafforzamento dei confidi. Per le infrastrutture ci sono i fondi europei già assegnati ma non ancora spesi. Il governo quindi si propone di semplificare le procedure. Saranno sbloccati dal Cipe (si riunisce venerdì prossimo ma un precipe è previsto per domani) i fondi per gli investimenti nelle grandi opere pari a circa 16 miliardi. Le risorse dovrebbero essere destinate al completamento della Salerno-Reggio Calabria e dell'Alta velocità. Altri 30-40 miliardi di fondi europei serviranno a diffondere la banca larga, a incentivi per le imprese del Mezzogiorno, alla bonifica di aree industriali da riconvertire, alle infrastrutture e all'innovazione industriale. Sarà avviata una campagna per favorire il risparmio energetico negli interventi di riqualificazione edilizia. Previsti interventi anche a sostegno delle banche ma che non saranno circoscritti solo agli istituti di credito. Il che significa che le misure serviranno a mettere in moto un circolo virtuoso con l'obiettivo finale di favorire le imprese. L'operazione dal costo di circa 20 miliardi riguarda la ricapitalizzazione delle banche attraverso la sottoscrizione da parte del Tesoro delle obbligazioni perpetue, cioè quelle che non danno diritto di voto e quindi non cambiano la governance degli istituti. Al tempo stesso le banche si impegnano a erogare un plafond di impieghi per le imprese. Intanto dal Fondo Monetario internazionale arriva la ricetta anticrisi: abbassare i tassi d'interesse e alzare la spesa pubblica. Dice il numero due del Fmi John Lipsky: «Con l'inflazione che sta scendendo, molte economie avanzate ed emergenti possono allentare la politica monetaria e una politica di bilancio espansiva avrà un ruolo centrale nell'aiutare a sostenere la domanda interna».