Giancarla Rondinelli g.rondinelli@iltempo.it Il ...

Ma ad aspettare il premier c'era la solita calca di cronisti, pronti ad avanzare al presidente del Consiglio una serie di domande, poche ma significative, su quello che sta succedendo in questi giorni nel nostro Paese: il dibattito sulla legge elettorale per le europee, la riforma della scuola, la crisi finanziaria, il rapporto con l'opposione. Sotto una pioggia torrenziale Berlusconi arriva alla sede della Protezione civile nel tardo pomeriggio. Tour di un'oretta per il dipartimento alla periferia della capitale, accompagnato dal sottosegretario Guido Bertolaso. Terminata la visita negli uffici il Cavaliere raggiunge la sala stampa e via alla conferenza. Prima i complimenti per lo «splendido lavoro» svolto dagli uomini di Bertolaso, «con tanti giovani che ci lavorano senza orario». Poi fa presente che la Protezione civile sta monitorando «ogni possibile situazione d'emergenza» dovute al maltempo. A questo punto Berlusconi sta quasi per alzarsi dal tavolo quando viene incalzato sulla legge elettorale per le europee. Scherzando si rivolge a Bertolaso e chiede il permesso di parlare. Ovviamente, «permesso concesso». Il premier torna a difendere le ragioni del no alle preferenze, sostenendo che in Europa «per difendere gli interessi dell'Italia» servono dei «professionisti della politica» e che al contrario con le preferenze si «tornerebbe alla stagione non trasparente e pulita» di un sistema che premia chi si fa promozione da solo e chi cerca di autofinanziarsi. Ribadisce dunque quelli che sono i paletti per il Pdl: soglia di sbarramento al 5% e no alle preferenze. Ma - aggiunge - anche «se la riforma non sarà possibile non ci strapperemo i capelli». Nessuna retromarcia sulla legge elettorale, dunque, nonostante l'invito del Capo dello Stato ad un ripensamento: «Noi siamo sempre attenti alle suggestioni del Presidente della Repubblica». Ma aggiunge il Cavaliere: «È molto difficile, se non impossibile avere relazioni decenti con questa opposizione che anche in un momento difficile a livello internazionale non lascia da parte lo scontro». Abbandonata l'idea di andarsene (se mai l'ha veramente avuta) senza replicare ai giornalisti, il premier affronta un'altra questione calda: la crisi finaziaria. Innanzitutto una rassicurazione. «Quando incontrerà i rappresentanti del mondo imprenditoriale e creditizio?», chiede un cronista. «Ci stiamo organizzando - replica il Cavaliere -. Cerchiamo di vederli in settimana. In certi settori, dovremo fare degli approfondimenti per un adeguamento della legge finanziaria anche per la crisi dei mercati. La proposta che porteremo è che il monte dei prestiti delle banche non venga diminuito ma si pensi, anzi, di suggerire in positivo degli incrementi per quanto riguarda il monte prestiti per le imprese, soprattutto quelle medio-piccole». Tornato a Palazzo Grazioli ad attendere il Cavaliere c'è Giulio Tremonti. Per i due cena di lavoro: al centro del menù alcuni aspetti della finanziaria.