Natalia Poggi n.poggi@iltempo.it Quel mondo accademico (e ...

Applausi dalla platea affollata non solo da esponenti di partito ma pure da docenti universitari e studenti. «Ministro continua così, perchè non sei sola»: la solidarietà, palpabile, è arrivata dai politici ma soprattutto da quella fetta consistente di universitari che implora un cambiamento di rotta per arginare il degrado e uscire fuori dall'emergenza educativa. E dunque il ciclone Gelmini rilancia: «Entro ottobre presenterò la riforma del reclutamento dei ricercatori e dei docenti». A ben guardare è la prima proposta concreta d'intervento sull'università. In particolare un progetto di legge che vuole privilegiare e favorire l'assunzione di giovani negli atenei. «All'università serve un ringiovanimento del corpo docenti» perchè «gli spazi dei giovani sono modestissimi e il blocco del turn over non li aiuta. È meglio dare opportunità concrete a chi arriva al traguardo di questo titolo di studio. Penso anche a limitare i mandati ai rettori». Lo ha sottolineato anche il senatore del Pdl Gaetano Quagliarello «la scuola, l'università italiane si trovano nella stessa situazione dell'Alitalia: o s'interviene o si fallisce». La Gelmini è categorica: «Si deve andare nella direzione della trasparenza nell'utilizzo delle risorse, in una divisione di compiti molto netta tra Ministero e Università». Ai barricaderi dell'ultima ora che invocano il blocco dell'anno accademico rammenta i troppi errori e sprechi del passato: oggi ci ritroviamo sul groppone 5.500 corsi di laurea, un alto tasso di abbandoni e un numero di laureati tra i più bassi d'Europa. «Ci sono università in gravissime difficoltà economiche che sono vicine al fallimento, legato non ad una mancanza di risorse ma ad una cattiva gestione di queste». «La volontà del ministro d'incrementare le quote che andranno all'Università per il turn over favorendo i giovani - commenta Sergio Belardinelli docente di Sociologia della cultura alla Statale di Bologna, presente a Norcia - scatenerà un forte consenso nel mondo accademico. Le proteste scoppiate in questi giorni sono tutte strumentali e anche tardive se non preventive perchè la notizia dei tagli previsti da Tremonti risale a tre mesi fa. È la prima volta che la Gelmini parla d'interventi sull'università. E la strada intrapresa mi sembra la più giusta». Determinata e serena, dunque la Gelmini. Anche sulla scuola: nessun ripensamento, nessuna incertezza. «Il ritorno al maestro unico non è un provvedimento per esigenze di bilancio ma per rilanciare il senso della relazione educativa. È una formula che esiste in tutti i paesi europei, mentre il cosiddetto modulo è un'anomalia tutta italiana».» E ancora: «Ci accusano di chiudere persino le scuole di montagna. Ma noi avevamo chiesto di far rispettare una legge del '98 che prevede l'accorpamento delle amministrazioni, delle segreterie e dei presidi. Questo non vuol dire chiudere le strutture scolastiche». E dà una bacchettata anche alla Lega: «La mozione sulle classi ponte per gli immigrati è giusta nel contenuto ma è stata formulata male e quindi non capita. Non si tratta di ghettizzare nessuno ma di affrontare il problema dell'aiuto verso chi viene da un paese straniero: sto cercando risorse per fare dei corsi di lingua italiana per i bambini immigrati in difficoltà».