Opa sull'Italia. Rischia solo Parmalat

Un'espressione anglossassone che significa azionariato diffuso e dunque mancanza di un nucleo di soci in grado di avere un potere di controllo esclusivo sul'impresa. Dopo il crack finanziario il gruppo di Collecchio ha un management espresso da azionisti con una quote comprese tra il 2 e il 4%. Troppo poco per resistere a un assalto da parte di chi può mettere sul mercato centinaia di miliardi di petrodollari. Diverso è il caso della seconda nella lista delle società scalabili. La Telecom Italia, in teoria, potrebbe essere acquisita con uno sforzo relativamente semplice. La capitalizzazione complessiva è ai valori attuali di circa 16 miliardi di euro. Non è una cifra impossibile da mettere sul piatto. A poco servirebbe poi la difesa del nocciolo che la controlla, la Telco, e che ha in cassaforte solo il 23,5% delle azioni. In Italia, le regole del diritto commerciale e finanziario, consentono solo ha chi ha il 30% del capitale lo stop delle assembleee straordinarie. Così nessuno è interessato a scalare società così congegnate in quanto se, paradossalmente riuscisse anche a rastrellare tutto il resto del capitale, si troverebbe di fronte oci con il potere di bloccare le assemblee straordinarie, quelle in grado di deliberare i cambiamenti più radicali, come per esempio la vendita dei beni sociali. Nel caso della società guidata da Franco Bernabè, questo rischio non ci sarebbe, ma un eventuale raider troverebbe compatto il governo italiano nel respingere l'assalto considerato che si tratta di un'azienda che ha un valore strategico e di interesse nazionale fino a quando nel suo perimetro ci sarà la rete che porta i segnali telefonici. A parte questi due casi delle quaranta società che sono inserite nel listino più importante di Piazza Affari, ventisette sono al sicuro perché un'azionista o un gruppo di controllo possiede almeno il 30 per cento del capitale. E nel caso dei campioni nazionali: Eni, Enel e Finmeccanica è il ministero dell'Economia insieme alla Cassa Depositi e Prestiti ad avere questo peso. Fuori dalle mire straniere ci sono tre banche: la Bpm, Ubi Banca e il Banco popolare. Tutte e tre sono banche popolari nelle quali vige il meccanismo del voto capitario: un voto per azionista a prescindere dalle quote possedute. Restano nove società: Generali, Impregilo, Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Parmalat, Pirelli, Seat, Stm e Unicredit. Impregilo, Mediobanca e Pirelli, in particolare, sono rette da un patto di sindacato. n sistema che vincola i grandi soci a rispettare una sorta di linea comune nella gestione sociale che è la miglior difesa contro Opa ostili Nell'elenco delle società scalabili rimangono dunque due industriali: Stm e Seat. E tre finanziarie, Unicredit, Intesa Sanpaolo e Generali. Proprio le tre che rappresentano nel nostro sistema finanziario i pesi massimi per capitalizzazione e capacità di investimento. Un attacco da parte di soggetti esteri può anche essere lanciato ma metterebbe in moto tali e tante resistenze che si smonterebbe da solo.