Maurizio Gallo m.gallo@iltempo.it Fini? «Ha ragione a dire ...

Mussolini, ascesa e caduta di un mito» e «I ragazzi del '44», condivide le parole del presidente della Camera. Anche lui crede che quella di Salò fu una scelta sbagliata ma sottolinea: «Chi l'ha fatta in buona fede, va rispettato». Professore, come giudica la Rsi? «Chi era a Salò era dalla parte sbagliata e la Repubblica sociale fu un'istituzione negativa sotto ogni punto di vista. Ma molti hanno combattuto, in buona fede, per difendere la patria. E vanno rispettati. Inoltre nemmeno chi cantava "viva Stalin" col fazzoletto rosso al collo era dalla parte giusta». La destra italiana si è liberata dell'eredità fascista? «La destra deve essere conservatrice e insieme liberale: le sue parole d'ordine sono "Dio, patria e famiglia"». Le stesse di Tremonti... «Lo slogan era della Giovine Italia di Mazzini, non di Tremonti. Comunque la vera destra è questo, non il fascismo». Che invece... «Che invece era un movimento extraparlamentare di sinistra che poi si è spinto a destra. Da noi c'è una grande confusione fra destra e fascismo, anche perché una certa cultura marxista ha fatto di ogni erba un fascio. E poi sarebbe ora che su questo a destra finissero i brontolii...». La Russa a Porta San Paolo ha fatto riferimento alla resistenza. A quella contro gli alleati, però... «Conoscendo la sua storia politica, mi sarei meravigliato se non l'avesse fatto. Non capisco perché abbia citato la Nembo e non la Decima Mas». E di Alemanno e le leggi razziali che ne pensa? «Povero Alemanno! Anch'io sono convinto che il male assoluto, un termine difficile in ogni caso, siano state le leggi razziali. Mi ha meravigliato il coro di proteste, specialmente della comunità ebraica. Fino al '38 molti ebrei rimasero fascisti e qualcuno si guadagnò anche la medaglia d'oro combattendo in camicia nera». Il fascismo non era razzista? «Il razzismo non è nato nell'ambito dell'ideologia fascista ma nazista. Mussolini fu stregato da Hitler e accettò questa tesi, ma era tutto fuorché antisemita». Essere antifascista vuol dire automaticamente essere democratico? «No. Bisogna anche essere anticomunista». È valido l'assioma «fascista cattivo, antifascista buono»? «I fascisti al potere commisero atti di violenza e tra l'otto settembre e il 25 aprile, al Nord, ci furono rastrellamenti e fucilazioni. Gli ultimi due anni di guerra hanno scavato un solco di sangue fra gli italiani. Ma dopo il 25 aprile ci fu una reazione eccessiva, di cui furono vittime pure religiosi e borghesi». Il revisionismo non rischia di lasciarci senza punti di riferimento? «L'unica cosa certa è il futuro. La Storia è sempre in movimento. Quando comincia la guerra, la prima vittima è la verità; quando finisce, le bugie degli sconfitti vengono smascherate e quelle dei vincitori diventano Storia». E allora? «Allora dobbiamo continuare a leggere e imparare a dubitare». Finiranno queste polemiche su fatti che risalgono a 60 anni fa? «Si strumentalizza la storia per ragioni politiche. L'obiettivo è dare fastidio al governo di centrodestra». Raggiungeremo mai l'obiettivo di una memoria condivisa? «È un termine-slogan inventato dai politici, come politicamente corretto. Significa mettersi d'accordo su una verità non condivisa. Io spero nella menopausa e nel ricambio generazionale». In che senso? «Quando scompariranno tutti i protagonisti di allora, si parlerà di fascismo e antifascismo come si parla oggi di garibaldini e borboni. Con pacatezza».