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L'ex detenuto: «Era una tortura, l'ho tagliato per poter tornare in galera»

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«Era come avere la catena ai piedi - ricorda Marino in un'intervista all'emittente Telecolor di Catania - con l'aggravante che suonava ogni 5 minuti, anche quando ero in casa». È durata pochi mesi la sua esperienza. Nell'aprile 2003 infatti, Marino, che stava scontando una condanna per rapina, ha deciso che toranre in carcere era meglio che restare ai domiciliari. «Suonava anche di notte, mentre dormivo - aggiunge - e gli agenti di polizia arrivavano continuamente a casa mia. Per me e la mia famiglia erano notti insonni. Così ho deciso: ho reciso il nastro che lo teneva alla gamba e l'ho buttato nel cassonetto, con la consapevolezza che sarei tornato in carcere: almeno lì stavo tranquillo e potevo dormire sereno». Sulla nuova applicazione Marino non si sbilancia: «se la tecnologia è cambiata, bene, altrimenti...».

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